Artista poliedrica e originale attrice comica e violinista; milanese doc, ma sul versante paterno con uno spicchio di Romagna nel cuore (e non diteglielo, anche nella meravigliosa inflessione della voce); Marta Pistocchi esordisce con l’album “Toponomastica”, raccontando la Milano nascosta e i vizi e le virtù di chi la vive ogni giorno.
Lo sguardo curioso di un topolino che gira per la città. Il punto di vista della città metropolitana vista dal basso. Una piccola ratatouille che va a zonzo curiosa.
Marta tu sei il topolino, o una delle tante e originali cose che il topolino scopre?
<<Direi che sono più il topolino, perché quello che faccio è guardare gli angoli bui, nascosti della città e con uno sguardo, appunto, che parte sicuramente dal basso>>.
Com’è scattata l’idea?
<<E’ venuta pian piano, scrivendo le canzoni. Mi sono soffermata sul fatto, di canzone in canzone, che il centro fosse sempre e in qualche modo Milano e l’osservazione di quello che avevo attorno, prendendo spunto da quello che mi succedeva. Mentre scrivevo le canzoni, sapevo già che avrei voluto realizzarne uno spettacolo. Ho chiesto quindi la collaborazione di una squadra fortissima – la regia è di Rita Pelusio e la drammaturgia di Domenico Ferrari – e insieme a loro è nata la metafora del topolino.
Disco e spettacolo sono nati contemporaneamente: due facce, lo stesso titolo, un unico progetto. Ha debuttato ad ottobre, poi purtroppo abbiamo dovuto sospendere le altre date programmate, ma l’apertura è andata molto bene>>.
Tu lo descrivi come un disco che usa linguaggi semplici e diretti, popolare per vocazione: parli di temi universali, fai ridere e commuovere raccontando una Milano vera, autentica e sorprendente. Sei giovane e mi chiedevo se questa Milano tu l’abbia romanzata, scovata davvero, o assorbita dal racconto di chi ha qualche anno di più?
<<Beh, non sono di primissimo pelo… Io sono una milanese doc e la mia vuol essere anche una rivendicazione. Di Milano se ne parla sempre molto male, quando invece ha moltissimi aspetti positivi. Ti offre infinite possibilità dal punto di vista culturale; è una città che accoglie e il fatto che io sia una milanese doc e che questo rappresenti quasi un’eccezione, vuole dire proprio che è una città in grado di allargare le braccia a tanta gente. Milano ti offre uno sguardo sul mondo e arrivano persone da tutto il mondo, ed io ho voluto sfatare molti dei luoghi comuni che la dipingono agli occhi del pianeta, partendo da fatti reali. Vedi, la parte lussuosa di Milano esiste, ma arriva a poca gente che Milano la vive veramente: la maggior parte delle persone che conosco, che frequento e i luoghi che abito, sono molto lontani da quel tipo di Milano, nascosta ai turisti e al resto del mondo. Perché evidentemente un altro tipo di Milano esiste>>.
Ecco, oltre ad un’altra Milano, esiste anche un altro tipo di generazione che tu chiami “minoranza contemporanea”: coloro che non guardano le serie tv. Parlo del videoclip di “Serie”, che ha anticipato l’uscita dell’album.
Come la mettiamo, sarai in questa minoranza, immagino?
<<Ovviamente. Il video è ironicamente autobiografico: nasce dai pranzi fatti con i musicisti dopo le prove, in cui loro parlano di serie tv e io, a disagio, cerco di cambiare argomento. E’ un modo di ridere di qualcosa che però realmente accade. Ho scelto di uscire con questo pezzo, in realtà un po’ diverso da tutti gli altri, soprattutto per il video, perché l’ho fatto durante il lockdown, per sfangare la quarantena. Mi sono messa a sperimentare e l’ho realizzato, con il mio congiunto, in stop motion, attorno al divano di casa. E’ uscito da poco anche “Sarita”, che invece ho fatto su green screen: un lenzuolo matrimoniale verde che avevo a portata di mano. Ci si arrangia con quello che si ha>>.
Sì Marta, e complimenti, ma la domanda vera è: chi è che compra un lenzuolo matrimoniale verde?
<<Beh sì, domanda interessante. Ho un letto alla francese, ha una misura diversa e le lenzuola non si trovano così facilmente. L’ho comprato al mercato e non avevo una gran scelta: o verde, o con una fantasia tremenda sul beige. E’ quindi capitato verde>>.
Sei una musicista polistrumentista e mi affascina il fatto che tu sia anche rumorista di scena: un lavoro prezioso, a tutto tondo, che pochi percepiscono nella sua compiutezza…
<<È una declinazione del mestiere del musicista. Ho provato anche questa cosa, sì; il vantaggio è che io abbia potuto farlo con una compagnia strepitosa: la storica compagnia marionettistica Gianni e Cosetta Colla per lo spettacolo “Le avventure di Pinocchio”. Una rappresentazione che hanno da sempre in cartellone, molto poetica, che rispetto agli altri spettacoli hanno volutamente lasciato con quel gusto “ancient” unico e che fanno con la musica dal vivo.
Io faccio la colonna sonora dello spettacolo – uso anche altri strumenti, nobili, uso naturalmente il mio violino – ma essendo in scena da sola, mi sono voluta circondare di uno strumentario di venti suoni e rumori diversi. E’ molto bello, divertente, mi piace davvero moltissimo>>.
Il tuo disco è un concentrato, nella melodia e nei testi, d’influenze musicali: balkan, swing, tango, world music. Nella vita hai approcciato all’arte in maniera poliedrica e hai provato strumenti di ogni genere, ma il violino è rimasto il primo grande amore della tua vita. Non è l’unico, però, ad averti dato grandi soddisfazioni…
<<Il resto lo strimpello, ma principalmente mi dedico all’utilizzo del mio violino, declinato in maniere diverse, sì. L’incontro più importante è stato quello con il teatro, perché mi ha permesso di poter fondere le mie passioni, mescolando i generi.
Porto in giro da tanti anni uno spettacolo in cu sono sola, si chiama ”Grand Cabaret de Madame Pistache”: uno spettacolo comico musicale in cui sono da sola in scena e gioco con gag comiche, strumentini, campanelli; ma sempre attorno al mio violino e alla comicità>>.
“Toponomastica” è il tuo album d’esordio e ora te lo godrai, ma step by step i tuoi progetti del futuro quali saranno? Come gestirai i prossimi mesi?
<<E’ uscito il video di ”Sarita”, ma ho ancora un po’ di video di quelli che ho creato in quarantena; è stata lunga, mi sono portata avanti, così li ho già pronti per i prossimi mesi. In merito ai progetti, ora che è tutto fermo, si fa molta fatica a pensare a quello che verrà, ad immaginare un futuro. E’ un momento drammatico per i lavoratori dello spettacolo; veramente non sappiamo cosa succederà. Sicuramente c’è “Toponomastica” che lascia una gioia dentro, ma anche una punta di dolore. Perché comunque il progetto artistico, qualunque esso sia, non esiste se non va in scena, se non accade. Non posso fermarmi a far uscire un disco, non soddisfa appieno quello che so fare, né quello che voglio fare, che posso fare, che penso che possa interessare al mio pubblico>>.
Ultimi commenti
buffon sei il numero uno del pianeta terra
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!