L’Amministrazione comunale ha il massimo rispetto di tutte le manifestazioni di dissenso, compresa quella di oggi sull’investimento che Iren propone per la produzione di biogas e compost per l’agricoltura a Gavassa. Perciò confermiamo la nostra apertura e disponibilità al proseguimento di un dialogo avviato da tempo prima del raggiungimento della decisione finale.
Nel merito, desideriamo sottolineare alcuni aspetti del progetto, che ne definiscono le sue caratteristiche fondamentali.
– Quello previsto a Gavassa non è un impianto destinato a inquinare: non stiamo parlando di un termovalorizzatore e non è un inceneritore, ma si tratta di un impianto che trasforma il rifiuto già differenziato (la Forsu, Frazione organica del fiuto solido urbano, fatta dai resti organici di alimenti e scarti o degli sfalci verdi, e quindi non la plastica o altri rifiuti) in energia, ovvero biogas da cui trarre biometano, e Compost per l’agricoltura. L’energia immessa potrebbe servire migliaia di utenti per il riscaldamento degli edifici (la quantità di biometano prodotta potrebbe coprire il fabbisogno di gas naturale per riscaldamento di circa 4.600 famiglie) oppure essere messa in rete ed essere destinata all’alimentazione di autobus per il trasporto pubblico (Il biomentano prodotto potrebbe alimentare 190 autobus: l’azienda di trasporto pubblico Seta ha infatti già previsto la conversione a biometano della propria flotta diesel nel proprio Piano industriale).
Si tratterebbe di un esempio virtuoso sia sul piano della sostenibilità ambientale, sia sotto il profilo dell’economia circolare.
Ribadiamo che, come già è avvenuto nell’ambito della Conferenza dei Servizi dedicata al progetto, viene riservata – come è giusto che sia – la massima attenzione alla filiera agroalimentare, con particolare riguardo ai prodotti tipici. Sul tema Iren si è avvalsa e continuerà ad avvalersi anche della conoscenza scientifica e dell’esperienza del Centro ricerche produzioni animali (Crpa)presente nella nostra città.
– La nostra disponibilità al confronto di merito permarrà anche dopo la conclusione della Conferenza dei Servizi – che nel corso del suo lavoro ha già recepito osservazioni su aspetti tecnologici, ambientali, economici e sociali – perché siamo interessati a trovare le migliori soluzioni, non impattanti, a beneficio del territorio a cominciare dall’abitato e dagli operatori economici di Gavassa. Siamo cioè disponibili a migliorare ulteriormente il progetto, se necessario.
Il confronto proseguirà fino al prossimo autunno, anche nei Consigli comunali di Reggio Emilia, Correggio e San Martino in Rio, chiamati ad approfondire e valutare una decisione che riguarda l’intero territorio provinciale e di Area vasta.
– Partendo dal presupposto che è e deve essere obiettivo e responsabilità dell’Amministrazione comunale, ma anche della cittadinanza, la riduzione della produzione complessiva dei rifiuti, dobbiamo fare i conti con una sempre più crescente produzione di Forsu. Questo tipo di impianto, accompagnato anche da una maggiore educazione ambientale e perché no anche dalla pianificazione di un sistema di compostaggio di quartiere laddove sia possibile realizzarlo, potrebbe diventare una infrastruttura strategica per la lotta ai cambiamenti climatici, sia per garantire la sostenibilità di alte percentuali di raccolta differenziata, sia per l’immissione in rete di biometano, che sarebbe prodotto localmente e non acquistato dalla rete. L’utilizzo di questo tipo di energia e non di quella prodotta da combustibili fossili eviterebbe circa 14.000 tonnellate di CO2 corrispondenti all’assorbimento di 2.500 ettari di bosco, pari ad una superficie boscata corrispondente, ad esempio, alla superficie dell’intero comune di Rubiera.
– Una città che – grazie all’impegno civico e alla sensibilità ecologica dei cittadini che collaborano con il Comune – conta su una raccolta differenziata oltre l’80% e che, con la collaborazione dei Comuni del territorio e della Provincia, ha chiuso discariche e ne ha altre in via di esaurimento imminente, ed ha chiuso un termovalorizzatore a Cavazzoli senza costruirne uno nuovo, non può pensare di dare compimento al proprio ciclo dei rifiuti semplicemente esportando decine di migliaia di tonnellate di rifiuti indifferenziati al termovalorizzatore di Parma e quelli differenziati ad altri impianti in Italia.
Oggi non esiste alcun impianto, ancorché sostenibile, destinato a chiudere il ciclo della gestione complessiva dei rifiuti nel territorio reggiano. Una gestione responsabile è quella che differenzia e procede alla riduzione dei rifiuti complessiva, senza chiamarsi fuori dall’intero processo, seguendo i rifiuti dalla loro raccolta al loro smaltimento.
Carlotta Bonvicini, assessore
alle Politiche per la Sostenibilità ambientale
Mobilità, Ambiente, Agricoltura
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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