Il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ha firmato e inviato alla presidente del Consiglio dei ministri la richiesta di deliberazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale per le “eccezionali avversità atmosferiche e i conseguenti danni” che hanno colpito il territorio dell’Emilia-Romagna (ad esclusione delle province di Ravenna e di Rimini) tra il 20 e il 29 giugno scorsi. La richiesta è stata inviata per conoscenza anche al Ministero per la Protezione civile e al capo dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio.
La ricognizione dei danni e la successiva istruttoria hanno portato a una stima dei danni per la parte pubblica quantificata in 230 milioni di euro. L’ultima ondata di maltempo che ha investito il territorio emiliano-romagnolo aveva visto il suo picco tra il 23 e il 25 giugno scorsi: prima con temporali sparsi, poi dalla mattinata del 24 giugno con precipitazioni intense a partire dalle zone appenniniche delle province di Modena, Reggio e Parma. In totale, nei tre giorni sono stati misurati valori di pioggia superiori ai 150 millimetri nel bacino montano di Parma, con punte superiori ai 180-200 millimetri al confine con il Reggiano. La pioggia media areale caduta nella sola giornata del 24 giugno è risultata essere il valore più elevato tra quelli disponibili dal 1961 a oggi.
I corsi d’acqua interessati dalle piene più significative sono stati il Parma, l’Enza, il Crostolo, il Secchia e il Panaro. Le piene, inoltre, hanno registrato livelli di colmo superiori ai massimi storici in molte sezioni di corsi d’acqua minori come il Rossena e il Tresinaro, affluenti del fiume Secchia, e su altri torrenti e rii dei territori colpiti, causando esondazioni e allagamenti. Più contenute invece le piene sullo stesso Secchia, grazie alla laminazione esercitata dalla cassa di espansione, e sul Panaro, grazie all’effetto di un’altra cassa di espansione.
Si sono infine verificate centinaia di frane, piccoli smottamenti, ruscellamenti diffusi sui versanti che hanno causato diverse interruzioni della rete stradale provinciale e comunale, con isolamento di località, abitati e case sparse, rendendo necessaria in alcuni casi l’evacuazione delle persone dalle rispettive abitazioni.
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