Domenica 7 marzo il gruppo Agende Rosse di Reggio e provincia ha ufficializzato le proprie dimissioni dalla Commissione per la legalità del Comune di Brescello, della quale faceva parte dall’agosto del 2019, in segno di protesta contro una presunta discontinuità dalle giunte precedenti dell’attuale amministrazione “più volte enfatizzata dalla stessa sindaca ma poco evidente nei fatti”, che si sarebbe rivelata insomma più di forma che di sostanza.
Al fianco delle Agende Rosse si è subito schierato il Movimento 5 Stelle: “Troppo spesso le associazioni antimafia vengono usate dalle amministrazioni comunali per attestare un impegno nella lotta alla criminalità organizzata che però è solo di facciata. Fortunatamente le Agende Rosse non si sono lasciate strumentalizzare nella Commissione legalità di Brescello, utile per la nuova amministrazione insediata dopo lo scioglimento solo per avere una patente di antimafiosità, senza un impegno concreto. A parole tutti sono bravi a combattere le mafie, sarebbe ora di entrare anche nei fatti”, hanno scritto i parlamentari emiliani Maria Edera Spadoni, Gabriele Lanzi, Maria Laura Mantovani, Stefania Ascari, Davide Zanichelli e l’eurodeputata reggiana Sabrina Pignedoli.
“Leggendo le motivazioni, le Agende Rosse denunciano fatti molto gravi: la mancata discontinuità di questa amministrazione rispetto a quella precedente, ma soprattutto il fatto che sia ancora un tabù analizzare la relazione che ha portato allo scioglimento del Comune. Non è mettendo la polvere sotto il tappeto che si risolvono i problemi, così come non è possibile demandare tutto alla magistratura, anche la politica deve fare la sua parte; ma a Brescello, evidentemente, questo messaggio non riesce a passare. E più la pubblica amministrazione è debole, maggiore è la forza e la legittimazione che viene data alle mafie presenti sul territorio: il messaggio che rischia di essere trasmesso ai cittadini è che con le mafie bisogna convivere. Niente di più sbagliato”.
Questo, hanno concluso i parlamentari M5S, “è tanto più grave dato che le motivazioni della sentenza dell’operazione Grimilde, chiusasi con 41 condanne e il riconoscimento dell’associazione mafiosa, affermano che dal 2016 a Brescello le cose non sono cambiate. Un paese che non vuole riconoscere la presenza delle mafie ed è succube dei clan di ‘ndrangheta. Nonostante le condanne per mafia, a Brescello si fa ancora finta di non vedere”.
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Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!