Ė ancora forte l’entusiasmo per la Madonna rinvenuta nella cripta del Duomo di Parma, alle spalle di un’intercapedine muraria che l’ha nascosta per secoli. Finalmente sarà visibile al pubblico che potrà godere del bellissimo dipinto rinascimentale rappresentante una Madonna con Bambino e santi.
L’avventura è iniziata durante la campagna di restauri del 2004, ma è nel 2021 che i ricercatori si cominciano a porre alcune domande: per quale motivo, a differenza di tante altre decorazioni distrutte, questa immagine sacra è stata risparmiata anche se celata alla vista? Chi l’ha dipinta? E da chi è stata commissionata? Gli enigmi non mancano…
Nel corso dei secoli, come tutto il resto della chiesa, anche la cripta ha subito numerosissime trasformazioni liturgiche e decorative, ma la sottile parete in muratura nel braccio Nord ha protetto l’opera da qualsiasi modifica, nonostante l’umidità abbia causato alcune alterazioni e distacchi delle numerose parti aggiunte a secco, una fragilità che ha reso molto complesso il restauro condotto da Silvia Simeti di Arché Restauri.
Elisabetta Fadda (Università di Parma) la riferisce ai primissimi anni del Cinquecento e afferma che fu celata pochi decenni dopo la sua realizzazione, tanto da giungere a noi pressoché intatta.
Un’altra curiosità che rende intrigante il ritrovamento è la compresenza di varie tecniche artistiche e di due o tre modi differenti di dipingere, più o meno aggiornati rispetto al momento dell’esecuzione pittorica, che al contrario appare unitaria nelle tempistiche. Inoltre, la scena a destra della Madonna ritrovata risulta praticamente uguale a quella dipinta su una parete della Cappella Ravacaldi, a pochi metri più a Sud.
I visitatori saranno accompagnati alla scoperta esclusiva dell’opera recuperata e potranno entrare nella Cappella Ravacaldi, abitualmente preclusa alle visite ma di straordinario fascino, dove assisteranno alla proiezione di un filmato introduttivo, appositamente realizzato da Filippo Chiesa, che svelerà i possibili autori dell’opera e la sua possibile interpretazione, ma anche ammirare la Cappella di Sant’Agata: riallestita con marmi preziosi nel Settecento, è una delle rarissime opere superstiti di Pietro Righini, brillante scenografo e architetto al servizio degli ultimi Farnese, affrescata da Sebastiano Galeotti, i cui angioletti nelle volte furono ritrovati nel 2004.
L’ammirazione artistica si affianca alla riflessione nelle parole del vescovo di Parma Enrico Solmi, che sul ritrovamento ha incentrato una lettera pastorale: “La Madonna ha un volto intenso e questa intensità è ricambiata dal volto di bambino che guarda a noi, cosicché si forma un’unità profonda tra madre e figlio: due volti che ci guardano con amore”.
“L’amore per la bellezza e la qualità riscontrabile nell’impegnativo recupero che presentiamo alla collettività parmense e al mondo – osserva Nicola Bianchi, Presidente della Fabbriceria Basilica Cattedrale – è il legante di questa bella storia di collaborazione e continuità, nello stile silenzioso e operoso delle Fabbricerie”.
“Questo ritrovamento innesca un nuovo corso degli studi sulla nostra cripta -sottolinea Carlo Mambriani, storico dell’architettura (Università di Parma) e Fabbriciere – al punto che potrebbe condurre a nuove scoperte e per certo a più salde conoscenze una sui committenti e sugli artefici da secoli impegnati a modificarne l’assetto fino a oggi”.
Le visite sono prenotabili attraverso il sito www.piazzaduomoparma.com
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