È un “Barbiere di Siviglia” colorato e “antidepressivo” quello che la Fondazione I Teatri di Reggio – in coproduzione con la Fondazione Teatro Comunale di Modena – trasmetterà in streaming domenica 11 aprile alle 17 su OperaStreaming.com, il portale dell’opera italiana, che porta nel mondo le produzioni liriche dell’Emilia-Romagna grazie alla collaborazione con il centro interateneo Edunova dell’Università di Modena e Reggio.
L’opera è stata prodotta in pieno lockdown durante il mese di marzo al teatro Valli di Reggio: la Fondazione ha accarezzato fino all’ultimo il sogno di poterla mettere in scena dal vivo alla presenza del pubblico, ma per questo si dovrà purtroppo aspettare ancora un po’.
A dirigere l’orchestra Filarmonica dell’opera italiana Bruno Bartoletti è Leonardo Sini, classe 1990, vincitore del “Maestro Solti International Conducting Competition”, concorso nato per scovare i migliori direttori d’orchestra al mondo tra i giovani talenti; la regia è di Fabio Cherstich, artista a 360 gradi, ideatore del progetto “Opera Camion” con il quale ha portato l’opera in tutte le piazze e le periferie d’Italia, compresa Reggio; i costumi sono di Arthur Arbesser, astro nascente della moda internazionale prestato al teatro; le scene sono di Nicolas Bovay, le luci di Marco Giusti.
Sul palco il coro Claudio Merulo, diretto da Martino Faggiani, e un cast che comprende Cesar Cortès (il conte di Almaviva), Pablo Ruiz (Bartolo), Michela Antenucci (Rosina), Simone Del Savio (Figaro), Guido Loconsolo (Basilio), Ana Victoria Pitts (Berta) e Alex Martini (Fiorello/un ufficiale).
Nel frattempo, in attesa di poterla ammirare online, venerdì 9 aprile alle 18.30 sul sito dei Teatri e sui canali Facebook e Youtube della Fondazione l’opera sarà anticipata da “Aspettando il Barbiere”, un incontro online aperto a tutti durante il quale il direttore d’orchestra Sini e il cast creativo (il regista Cherstich e il costumista Arbesser) dialogheranno con il giornalista e critico musicale Alberto Mattioli introducendo il pubblico all’opera di Rossini e raccontando il dietro le quinte di un lavoro complesso e affascinante, che la pandemia ha reso ancor più complicato.
Nonostante le difficoltà, tuttavia, la Fondazione ha voluto portare avanti a tutti i costi la produzione lirica annuale, come ha spiegato il direttore Paolo Cantù: “Abbiamo insistentemente voluto confermare la nostra nuova produzione d’opera e per un intero mese 150 tra artisti e maestranze si sono incontrati e alternati sul palcoscenico del Valli, districandosi tra tamponi, distanziamenti, mascherine, paure e tanta fatica. Lo abbiamo fatto perché abbiamo chiara la funzione pubblica del nostro mestiere, per garantire una continuità ai tanti lavoratori del settore, per non scomparire e fare in modo che i luoghi che abitiamo quotidianamente si riprendano il prima possibile il ruolo di presidi sociali e culturali della collettività. Rivendicando il valore essenziale della cultura e dell’arte nel momento della ripartenza e, ancor più, nella costruzione dell’identità civile di un intero paese”.
“Oggi è sempre più difficile guardare avanti in un settore fragile quale quello del teatro che, sul filo della precarietà, cerca di restare in equilibrio senza arrendersi”, ha aggiunto l’assessore alla cultura del Comune di Reggio Annalisa Rabitti: “Ma in realtà il teatro non ha mai smesso di lavorare, di resistere, e non ha mai dimenticato la sua essenziale funzione sociale. Brecht diceva che il teatro non può cambiare il mondo, ma può cambiare gli spettatori e questi, se lo vogliono, possono cambiare il mondo. Per questo ringrazio Paolo Cantù e tutte le persone che lavorando con lui non hanno mai smesso di far sentire la loro voce che aiuta a pensare, a immaginare un mondo diverso da come appare, condividendo bellezza e speranza”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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