Libri. “Il figlio di Linda” presentato dall’autore al Castello di Carpinet

04 Cop Il figlio di Linda, biografia di Silvio D’Arzo

C’è una foto, che ha tutta la spensieratezza di una di quelle giornate che ognuno di noi può ricordare dei propri anni giovanili in una scampagnata con amici, in cui D’Arzo è al Castello di Canossa; con lui Mosti, Cadoppi, Dasioli e Galloni. “Spensieratezza” non è proprio l’aggettivo che più si addice allo scrittore reggiano, ormai universalmente conosciuto come Silvio D’Arzo (al secolo Ezio Comparoni), a sottolineare con questo pseudonimo la sua appartenenza – a discapito di quel cognome, Comparoni, che lo riporta a famigliari del crinale appenninico confondendo poi tutta la flebile critica letteraria che ha seguito la sua scomparsa – alla città di Reggio Emilia (Arzo, arzan, reggiano, appunto). Eppure, in quella foto, risalente alla metà dell’agosto del 1945, non si leggono i travagli che pur con la fine della guerra stanno attraversando gli animi. Gli scontri partigiani, le conseguenze della guerra, né le fatiche personali e professionali che hanno contraddistinto la vita del giovane Comparoni, tra le quali – proprio in quel 1945 – le diatribe con l’editore Vallecchi, in un’alternanza di rinnovate speranze e cocenti delusioni, e la scoperta, tragica per quanto poco seriamente considerata, del malanno che lo porterà in pochi anni alla morte. Sullo sfondo, quasi a contraltare di un’energia letteraria fortunatamente arrivata fino a noi nonostante le poche pubblicazioni ottenute in vita, la figura della madre, Linda, e il suo legame indissolubile con il giovane scrittore, presenza determinante di tutta quell’esistenza svolta, di fatto, tra le mura domestiche con lei. Ed è proprio secondo questa sfaccettatura – ampiamente supportata da dati storici e anagrafici finora mai venuti alla luce – che Carlo Pellacani snoda in oltre cinquecento pagine il suo “Il figlio di Linda”, la prima biografia completa dello scrittore reggiano.

Che ha una particolarità: ripercorre, con l’occhio storico che ha già distinto Pellacani in altri saggi e interventi (tra i quali la ricostruzione della vita del pittore Antonio Allegri e testi sui movimenti giovanili degli anni sessanta come su fatti della storia contemporanea), anche la vita letteraria dello scrittore. Anzi, la fa proprio raccontare, a tratti, dalla penna di D’Arzo, giocando con un sottile escamotage che serve a Pellacani per scrivere un libro piacevolmente leggibile nonostante l’affastellarsi di avvenimenti sociali e storici che invadono la città e il periodo coevo alla vita di D’Arzo, tutti rigorosamente documentati e in cui sarà facile ritrovare persone, fatti, luoghi, e che può effettivamente far apparire il libro un romanzo. Certo, si potrebbe obiettare che i testi darziani non sono autobiografie, eppure, nel lavoro di ricerca e analisi che ha impegnato Pellacani negli ultimi anni, è emerso prepotente, seppure spesso nascosto tra le righe e i fatti narrati, un’aderenza a situazioni e sensibilità che sono quelle che lo scrittore reggiano si è trovato a vivere. Un azzardo critico, eppure inconfutabile nel corredo di immagini del tempo ma ancor più nell’elenco dei nomi citati e di una dettagliata indicazione della provenienza delle copiose citazioni.

Altrettanto indiscutibilmente, il modo – accompagnati si potrebbe dire dalle vite inscindibili di una madre e del figlio e dai passi di altissima letteratura darziana – per entrare in uno spaccato di storie vissute e di quel grande lascito letterario che nonostante le tribolazioni è giunto in nostre mani. Sicuramente un percorso ragionato e al tempo stesso emozionante su cui dipanare, proprio nell’anno in cui ricorre il centenario dello scrittore, dialoghi e motivi di incontro per conoscere meglio i molti aspetti di una scrittura ma anche di una vita alla scrittura dedicata. La stessa casa editrice, da ormai un decennio impegnata nello studio e nella diffusione non solo dell’opera darziana ma anche della sua lettura critica, proprio recentemente ha pubblicato nella sua collana “allaluna” la raccolta completa delle poesie di Silvio D’Arzo. Un’altra serie di perle di una collana da sgranare, conoscere, indossare e che rende la città di Reggio Emilia, come ebbe a dire l’amico Luciano Serra, un punto luminoso nell’universo della letteratura contemporanea del Novecento.

Interrotta dall’avvento della pandemia la serie di presentazioni che erano state previste appena pubblicato, il volume sarà presentato da Carlo Pellacani al Castello di Carpineti domenica 16 agosto, alle ore 16 nell’ambito delle iniziative organizzate dal Comune di Carpineti con il Gruppo Storico Il Melograno, nel rispetto delle norme vigenti (consigliata la prenotazione telefonando ai numeri 339 2313875 o 333 2319133; www.castellodicarpineti.it)

Il figlio di Linda. La vita breve di Silvio D’Arzo

Carlo Pellacani, con un’analisi grafologica di Giovanna Malanca, Consulta librieprogetti, 2020, pp. 528, brossura, ill., ISBN 9788869880551, Euro 23,00

Nelle librerie fisiche e in quelle virtuali o richiedendolo direttamente all’editore edizioniconsulta@virgilio.it