Lettera del sindaco di Cavriago: il futuro della scuola ci preoccupa

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Scrive in una nota la sindaca di Cavriago Francesca Bedogni: “In nessun caso, dal campionato di serie A alle attività di cura della persona, dalle aziende di trasformazione alimentare agli esercizi commerciali della grande distribuzione, i protocolli introdotti per garantire la sicurezza sanitaria hanno aggredito le fondamenta del sistema come nel caso della scuola.

Perché anche la scuola come e più che qualsiasi altra attività ha dei principi e degli elementi qualificanti imprescindibili che non possono essere messi in discussione o ridimensionati senza che ad essere messa in discussione sia l’idea stessa di scuola.

Provo a fare degli esempi: nido e scuola dell’infanzia sono un diritto dei bambini non un servizio da garantire alle famiglie i cui genitori lavorano. Sono servizi educativi non baby parking e la differenza è sostanziale. Il nido non è un optional di cui da un certo punto in poi si può smettere di parlare. I bambini da 0 a 3 anni hanno il diritto di fare esperienza di crescita in un contesto sociale, protetto e ricco dal punto di vista educativo. La partecipazione delle famiglie all’esperienza di crescita ed apprendimento dei figli non può rimanere fuori dal cancello o dietro lo schermo di un cellulare; la scuola appartiene anche a loro. La scuola primaria non esiste se non nella relazione anche fisica tra bambine e bambini e insegnanti.

Se si elimina questa relazione non si può parlare di scuola. La comunità di alunni o di studenti è un elemento imprescindibile dell’apprendimento. Si possono immaginare attività a piccoli gruppi ma non si può prescindere dal valore e dall’importanza del gruppo classe. La didattica a distanza, con i dovuti distinguo legati all’età degli studenti e alla natura delle discipline, è uno strumento che può arricchire l’esperienza dell’apprendimento ma non può sostituire l’esperienza in presenza.

Questi esempi che ho fatto – se ne potrebbero fare altri – devono costituire il limite, la cornice all’interno della quale possono essere definite norme di sicurezza sanitaria nella consapevolezza che il rischio non si elimina ma si deve poterlo gestire efficacemente.

Ciò che da sindaco mi preoccupa è che stiamo assistendo al fenomeno contrario: all’interno di una cornice di norme sanitarie si sta provando a collocare qualche pezzo di scuola senza tenere in considerazione alcuna istanza di carattere educativo, didattico, logistico, temporale, organizzativo.

La gestione di una emergenza si sta pericolosamente confondendo con una fase di riorganizzazione o ripensamento della scuola che è sicuramente necessaria ma non si costruisce a suon di ordinanze fatte il sabato per il lunedì ma deve partire da un percorso di ascolto, studio e condivisione con i soggetti che sono la scuola: ragazzi, famiglie, insegnanti, Provveditorato, Comuni, Regioni e tutti gli attori che operano nel campo dell’educazione e dell’istruzione. La gestione di una fase di emergenza temporanea e limitata nel tempo è una cosa, il ripensamento della scuola è tutta un’altra questione e queste due fasi non credo possano e debbano essere confuse o sovrapposte.

Quello che da sindaco mi preoccupa è il drammatico ritardo in cui ci troviamo che già oggi mette a rischio la riapertura di settembre, che credo debba essere in presenza, debba salvaguardare il valore collettivo dell’educazione e dell’istruzione, debba definire con chiarezza procedure capaci di gestire il rischio sanitario, debba fare i conti con gli spazi disponibili, debba garantire orari di svolgimento dell’attività compatibili con le esigenze delle famiglie e l’organizzazione di servizi di trasporto sicuri ed efficienti.

Quello che da sindaco mi preoccupa è che non ci sia possibile sviluppare alcuna progettualità sullo 0-3 nemmeno come attività estiva e che sullo 0-6 si stia andando di fatto, e forse per inerzia, nella direzione di escludere dal servizio tantissimi bambini a settembre.

Auspico che i protocolli di sicurezza in corso di definizione non mettano in discussione i fondamentali pilastri su cui i nostri servizi educativi e la nostra scuola sono costruiti. Auspico che questi protocolli tengano in considerazione la dotazione di spazi attualmente disponibili e le esigenze organizzative dei servizi collegati (mensa e trasporto). Chiedo tempi velocissimi di pubblicazione di questi protocolli ed auspico soprattutto che, al più presto, sia avviata una stagione di investimenti consistenti sulla scuola accompagnata da una riflessione ampia sui limiti che questa emergenza ha messo in evidenza e che in effetti già conoscevamo, riflessione finalizzata a gettare le basi per una scuola migliore di quella che conosciamo oggi”.