Le ultime ore di Silvio D’Arzo, 70 anni fa moriva Ezio Comparoni

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di Carlo Pellacani

Il 28 gennaio 1952 lo studente Aldo Bergomi, ricoverato a “Villa Zironi” per i postumi di una polmonite, non riuscì a entrare nella stanza della stessa clinica dove si trovava Ezio Comparoni, il suo docente di italiano che ancora non era noto come “Silvio D’Arzo”.
“Non è nelle condizioni di accogliere visite”, gli disse Werther Cadoppi quando lo incontrò nel corridoio. E gli fece notare che da due giorni la porta della camera che lo ospitava era chiusa e l’anziana madre stava seduta a fianco del letto del giovane e non lo abbandonava mai.
Bergomi non rinunciò a sperare in un miglioramento della situazione.

Confidava in un recupero delle facoltà del giovane, com’era avvenuto la settimana precedente quando Alberto Altana e Giuseppe Dossetti avevano varcato quella soglia e Comparoni aveva mostrato stupore per le loro scelte. In quei giorni, attorniato da Giannino Degani, Ada Gorini e Arrigo Negri, lo scrittore era stato visitato anche dallo scrittore Giovanni Papini ed aveva mostrato interesse per le riprese del film Signora per una notte che si stavano realizzando nei locali del Teatro municipale.

Le attese di Bergomi non si sono avverate: alle 7,30 del 30 gennaio 1952 il giovane scrittore ha cessato di vivere. Mancavano sei giorni al compiersi del suo trentaduesimo compleanno ed aveva concluso una vita tormentata dall’indigenza, dall’assenza di un padre e dalla scarsa considerazione degli editori del suo tempo.

La notizia dell’evento apparve sui quotidiani reggiani il giorno successivo, preannunciando la cerimonia funebre officiata nella chiesa di San Francesco con la partecipazione della madre, della donna amata, degli amici più cari e di uno sparuto gruppo di allievi e colleghi. Accanto alla bara risaltava la corona di fiori predisposta dal preside del Liceo ove aveva insegnato, che è poi stata posta davanti alla sua tomba nel Cimitero monumentale di Reggio dove lo ha raggiunto la madre Linda nel 1964.

I suoi scritti (di cui due del periodo giovanile e il romanzo “All’insegna del Buon Corsiero” erano stati pubblicati in vita) trovarono maggior considerazione dopo la sua morte, a partire dalla pubblicazione di “Casa d’altri” nel 1953 (sulla rivista “Botteghe oscure”, nella Biblioteca di “Paragone” e trasposto in film a cura di Alessandro Blasetti), ma soprattutto per l’autorevole attestazione che “Casa d’altri” ricevette da Eugenio Montale nel 1954. Il merito di tale “riscoperta” è da attribuire agli amici reggiani dello scrittore (Giannino Degani, Rodolfo Macchioni Jodi e Arrigo Negri), ma anche a Attilio Bertolucci, Giorgio Bassani, Emilio Cecchi, Ezio Raimondi e ad uno stuolo di ricercatori e studiosi che fin dagli anni immediatamente successivi alla sua morte hanno patrocinato la pubblicazione di opere di D’Arzo anche all’estero.

(La ricostruzione su basi documentali deriva da “Il figlio di Linda. La vita breve di Ezio Comparoni (Silvio D’Arzo)” di Carlo Pellacani, Edizioni Consulta, 2021).