È recentemente uscito per i tipi di Passigli Editori un libro di singolare interesse per chi voglia comprendere meglio il clima politico, culturale e storico della Torino di Gobettiana memoria. La città e i suoi protagonisti recenti e storici vengono rivisti e salutati, per l’ultima volta, dal prodigioso giovane, editore di tante riviste e tanto temuto, al pari di Gramsci, da Mussolini, la sera del 3 febbraio 1926, quando in carrozza abbandona la sua città per scegliere l’esilio francese.
L’autore del prezioso libro “Le nevi di Gobetti”, Bruno Quaranta, pare affiancarsi al giovane irriducibile intellettuale antifascista, nel suo attraversare una Torino fredda e innevata per raggiungere la stazione di Porta nuova. Si tratta di una importante ricerca storica, che si fa racconto raffinato e accompagna il lettore a percorrere strade, piazze e giardini familiari al protagonista, arricchiti da ricordi di tanti maestri e amici: Luigi Einaudi, Felice Casorati, Carlo Levi, Natalino Sapegno, Luigi Salvatorelli, Antonio Gramsci, e Gaetano Salvemini. Senza dimenticare Prezzolini, Croce, Monti e la famiglia Nitti. Attraverso loro, Quaranta traccia la biografia intellettuale e politica di un ragazzo prodigio, sempre sorretto da una volontà e da un rigore morale sorprendenti.
Il grave e triste momento della partenza viene così magistralmente annotato dalla moglie Ada “Nell’ora in cui tu sei partito, una nevicata fitta, bianca, improvvisa, quasi avesse voluto, gelida e chiara, irrigidire un poco lo strazio della separazione”.
A Torino Gobetti lascia momentaneamente, ma con il fermo proposito, non appena avrà trovato un alloggio, di riunire la famiglia, la moglie Ada e il piccolo figlio Paolo. Come, purtroppo, sappiamo Gobetti non riuscirà nel suo intento, perché la morte sopraggiungerà la notte tra il 15 e il 16 febbraio, appena due settimane dopo il suo arrivo a Parigi. L’autore con grande maestria, prende per mano il lettore e lo porta direttamente prima nella sua umile stanza d’albergo e poi in quella della clinica dove è ricoverato in condizioni gravissime, facendoci vivere quasi in diretta le sue ultime ore d vita. Il cuore stanco di Piero Gobetti, già messo a dura prova dalle precedenti aggressioni fasciste, cessa di battere poco dopo mezzanotte, lasciando nel dolore e nella disperazione tutti gli esuli antifascisti presenti a Parigi, che fino all’ultimo vollero essergli vicino.
Gobetti viene sepolto al Pere-Lachaise, lo stesso cimitero che undici anni dopo ospiterà i fratelli Rosselli.
Prezzolini ci ha lasciato il suo ultimo ritratto:” Il suo volto da vivo, e dopo, non uscirà mai dalla mia memoria. Somigliava, quando riposò con la coltre fini al mento, al volto del Leopardi, dimostrando-come auspicava il poeta di Recanati- di saper vivere morendo in un mondo dove troppi muoiono vivendo”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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