Solo qualche anno fa si era arrivati a contare una quindicina di comitati cittadini nati a Reggio per protestare contro il progressivo ed evidente disimpegno dell’Amministrazione comunale nei confronti della declinazione del “bene comune” inteso come progetto di comunità applicato strada per strada.
Viabilità, rifiuti, sicurezza, degrado urbano: fronti di tensione diversi, ma un solo denominatore e una sola denuncia, il non-ascolto che i singoli cittadini rivolgevano ai loro amministratori locali.
La forza di quella protesta, che nel caso dell’avvio della raccolta differenziata dei rifiuti e del “porta a porta” arrivò addirittura concretizzarsi nella raccolta firme di un referendum poi tradito della giunta dell’allora sindaco Graziano Delrio, era l’ingenua pretesa di poter essere ascoltati da chi era al governo della città senza cedere a commistioni o compromessi politici.
A quella rete capillare di sommossa che arrivò ad impensierire anzitempo i nostri amministratori mancò il collante, la strategia della morsa a tenaglia. Un errore replicato anche alle ultime elezioni amministrative con il moltiplicarsi di formazioni che hanno frammentato la protesta più che scalfire l’interlocutore, rimasto fino alla fine sordo alle richieste pure di chi viveva un disagio crescente e per nulla paragonabile alla sbandierata “città delle persone”.
Quella lezione non è servita. Proprio l’altra sera il Comitato Reggio Emilia Sicura ha chiamato a raccolta i suoi associati ma anche semplici cittadini e residenti del quadrante più problematico della città per dibattere sul cosiddetto “Bando periferie”, cioè i finanziamenti statali in ballo per rilanciare aree urbane degradate. Per questi finanziamenti la giunta del sindaco Luca Vecchi ha puntato su Santa Croce, voltando le spalle alla zona della stazione. Ma il comitato di cittadini ha chiamato a parlare sul tema, volendo fare luce tra “propaganda e realtà”, solo esponenti dell’opposizione: Movimento 5 Stelle, Alleanza Civica, Fratelli d’Italia-Lega-Forza Italia.
Chi doveva rispondere e giustificarsi della “mancata gestione del degrado urbano nell’area” non figurava tra i titolati a parlare: un processo in contumacia che ha però spuntato l’arma stessa dell’accusa etichettandola politicamente e derubricandola tra le ordinarie schermaglie tra maggioranza e opposizione.
Non che la maggioranza che governa questa città non abbia strumenti o occasioni per rispondere – se mai lo riterrà opportuno – sul tema. Ma l’abbraccio politico del Cres con una parte in causa della battaglia amministrativa, sullo sfondo delle prossime elezioni politiche, potrebbe rivelarsi mortale per l’idea stessa di comitati cittadini nati attorno a singoli problemi e calibrati sulla loro soluzione indipendentemente da chi potrà fregiarsi del merito.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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Continuano gli straordinari successi elettorali dell'area riformista liberaldemocratica,che si ostina a schierarsi sempre indissolubilmente nel campo del centrosinistra senza mai beccare nemmeno un consigliere,cosi' come […]