Mancano pochi giorni, forse solo poche ore, a una nuova serrata obbligatoria. Nel frattempo ci si sta preparando. “Guardi che il coprifuoco non serve, qui alle sei di sera non c’è più anima viva”, dice il titolare di un caffè nella piazza centrale. Gli italiani hanno iniziato a praticare un auto-lockdown in attesa di quello governativo che tutti o quasi considerano inevitabile. La vita sociale registra un crollo a Milano come nelle medie città emiliane.
Luca Cordero di Montezemolo annuncia che in assenza di pubblico sostegno i supertreni di Italo cesseranno di correre: non sarà un ricatto ma è certo un segnale di ciò che potrebbe avvenire qualora il paese finisse fuori controllo a causa del crac economico-finanziario che avverrebbe in concomitanza con il disastro sanitario.
L’effetto domino potrebbe iniziare da qui, dalla rapida caduta delle attività di servizio. Crolla la domanda, cade l’offerta, per ripartire si torna daccapo con un balzo indietro di qualche decina d’anni. Probabile qui in Italia? Ancora no. Possibile? Certamente sì.
Entro qualche settimana o al massimo pochi mesi il governo sceglierà inevitabilmente di sospendere il blocco dei licenziamenti. Piccole e medie imprese sono costrette a riposizionarsi a causa degli effetti del virus sul mercato. Ne sono costrette per sopravvivere, non per alzare il margine dei profitti. Ma questo significherà lasciare a casa almeno diverse centinaia di migliaia di addetti, dipendenti, collaboratori. Palazzo Chigi assicura il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali. Molti ne resteranno comunque esclusi e dovranno reinventarsi sul mercato del lavoro. Non facile.
Se non si chiamerà lockdown si chiamerà coprifuoco. La sostanza rimane la stessa. Ministri e governatori (alcuni) invitano i cittadini a starsene a casa se non per urgenze assolute. Si osservano i numeri degli Stati europei per capire quando e come scrivere il nuovo Dpcm, quello vero. La delega a governatori e sindaci ha significato la ricerca di una condivisione della responsabilità sulle scelte locali e questo è ben comprensibile. Nemmeno muoversi in completo disordine come sta avvenendo ora, tuttavia, può essere la soluzione.
Se all’inizio di questo terribile 2020 prevalse il senso patriottico dell’andrà tutto bene e delle schitarrate dai balconi, l’arrivo prepotente della seconda ondata viene vissuto molto peggio. Lo affermano psichiatri e studiosi di psicologia sociale. Si percepisce di essere tenuti sotto scacco da una minaccia incombente.
L’arrivo prossimo dell’inverno coincide con un orizzonte plumbeo dal quale sembrano scomparse le ragioni stesse della nostra esistenza: amore, fiducia, creatività, ottimismo. Torniamo alle domande fondamentali. Che ci faccio qui? Perché ho perso la speranza nel futuro? Perché ora tutto appare grigio? Tornerà la mia vita a colori?
Affiderei la risposta a una citazione di Battiato: “E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”. L’alba dentro l’imbrunire, o, più prosaicamente, uno spiraglio azzurro al di sopra delle nuvole.
La pandemia è una creatura mitica inventata dagli umani, afferma Alessandro Baricco. Sul nostro cielo gravita l’ombra di una forza insostenibile. Le paure si traducono in colpi di tosse, starnuti, mascherine appena sotto il naso. Scrutiamo negli occhi persone che ricordano altri occhi e che invece si rivelano sconosciute. Saremmo lieti di riconoscere in esse un sorriso, uno sguardo amico o anche appena complice. Ci stiamo abituando a coprire il nostro volto, ma è un’abitudine di cui faremmo a meno.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]
Continuano gli straordinari successi elettorali dell'area riformista liberaldemocratica,che si ostina a schierarsi sempre indissolubilmente nel campo del centrosinistra senza mai beccare nemmeno un consigliere,cosi' come […]