Il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf) ha inserito l’aceto balsamico tradizionale nell’Inpai, l’inventario nazionale del patrimonio agroalimentare italiano, istituito dal ministero nel 2017 per individuare, catalogare e documentare gli elementi culturali afferenti alle tradizioni agroalimentari di eccellenza italiane e per dar loro massima visibilità a livello nazionale e internazionale.
L’iscrizione, arrivata su proposta della Consorteria dell’aceto balsamico tradizionale di Spilamberto (in provincia di Modena) e della Confraternita dell’aceto balsamico tradizionale Aps di Scandiano (in provincia di Reggio), riconosce “la tradizione del balsamico tra socialità, arte del saper fare e cultura popolare dell’Emilia centrale” e come il prodotto rivesta un significato profondo in particolare per i territori di Modena e Reggio: una tradizione che risale al Medioevo, e che nel suo tramandarsi nel corso dei secoli è diventata corredo culturale e identitario dei due territori emiliani.
“È un ulteriore passo verso il riconoscimento dell’aceto balsamico tradizionale come patrimonio immateriale dell’Unesco”, ha commentato l’assessore all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna (ed ex sindaco proprio di Scandiano) Alessio Mammi, “arricchendolo non solo di un ulteriore valore economico e commerciale, ma soprattutto andando a metterne in luce il suo valore sociale, culturale, territoriale e di comunità”.
“Si tratta di una consuetudine talmente radicata – ha aggiunto Mammi – da far sì che siano migliaia le famiglie nei nostri territori che dispongono di una batteria di botticelle per la produzione di aceto, magari acquistata per celebrare la nascita di qualche bambino o bambina, di modo che la qualità del prodotto nelle botti potesse crescere in parallelo con il proprietario o la proprietaria, che si ritrova così nell’età adulta un vero e proprio tesoro a disposizione, un patrimonio unico”.
L’aceto balsamico tradizionale, ha concluso l’assessore Mammi, “è un prodotto di grandissima qualità nato dall’amore, dalla pazienza e dalla competenza dei produttori, di generazione in generazione. Il riconoscimento Inpai arriva a corredo di questa grande storia e contribuisce con prestigio a costruire un percorso di promozione, valorizzazione e tutela che ci auguriamo possa essere indirizzato anche verso altri riconoscimenti, come quello Unesco”.
Anche se in questo caso il prodotto di riferimento è qualcosa di materiale, l’elemento per il quale si chiede il riconoscimento all’Unesco è un elemento immateriale, “e cioè la tradizione secolare dell’aceto balsamico, che affonda le radici nella cultura delle genti emiliane”, ha spiegato il consigliere ministeriale con funzioni di alta consulenza presso il Mipaaf Giuseppe Ambrosio. L’Italia potrà presentare la candidatura all’Unesco alla fine del prossimo mese di marzo.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!