Com’è noto, il quotidiano socialista di Reggio La Giustizia era stato costretto, il primo luglio 1922, a emigrare a Milano per sottrarsi alle continue minacce portate ai suoi redattori dalle squadre fasciste. Appena un anno prima la stessa sede del giornale era stata presa d’assalto e devastata dai fascisti. Il direttore Zibordi era stato invitato a interrompere la sua attività e ad allontanarsi da Reggio, pena la sua stessa incolumità.
Il trasferimento della redazione a Milano rispondeva dunque a una necessità di sopravvivenza per il quotidiano, per il suo direttore e per tutti i tipografi. Con la nascita, sempre nel 1922, del Partito Socialista Unitario, La Giustizia diventava, con la direzione di Treves, l’organo nazionale ufficiale del nuovo partito riformista di Matteotti. I redattori e i collaboratori principali erano i nomi più illustri del riformismo italiano: Zibordi, Matteotti, Turati, Prampolini, Modigliani e lo stesso Treves.
I tempi, però, stavano diventando sempre più complicati e cupi, tanto da risentire delle continue minacce fasciste e della scarsità di mezzi finanziari necessari soprattutto per assicurare la sua distribuzione nazionale. Comprendendo che senza l’apporto de La Giustizia l’azione del partito avrebbe perso forza, capillarità e autorevolezza nel Paese e in parlamento, l’assemblea dei dirigenti provinciali e regionali di tutta Italia – tenutasi a Milano – decise di gettare il cuore oltre l’ostacolo, promuovendo una grande sottoscrizione nazionale, volta non solo a rimpinguare le casse del giornale, ma a dare vita anche alla Società Anonima Editrice La Giustizia.
La Federazione provinciale socialista unitaria di Reggio fu una delle prime ad aderire al progetto, invitando tutti i compagni ad aderire all’iniziativa e a sottoscrivere azioni per quanto era nelle loro disponibilità. Il documento uscito dalla segreteria provinciale fu pubblicato da La Giustizia domenicale di Prampolini, che resisterà, è bene ricordarlo, nonostante continue censure e sequestri, riuscendo a uscire a Reggio fino alla fine del 1925.
Nel numero del 25 marzo 1923 si può leggere:
“A Milano, con l’intervento di numerosi compagni d’ogni regione d’Italia, si è tenuta in questi giorni una riunione per la costituzione della Società Anonima Editrice “La Giustizia”. L’importanza di questo atto, che assicura la vita del nostro quotidiano e facilita la pubblicazione dei libri ed opuscoli di propaganda socialista, non può sfuggire a chiunque – compagno od amico – cui stiano a cuore le sorti della Giustizia: unica voce e bandiera, con la quale, in questo triste momento, possono raccogliersi, non solo tutti quei socialisti che furono sempre e rimangono ancora avversi ad ogni violenza e ad ogni dittatura di qualunque colore, ma quanti serbano fede alla necessità e alla importanza di uno spontaneo movimento proletario, della evoluzione democratica, della difesa delle libertà elementari dei cittadini. I compagni soprattutto hanno il dovere di sottoscrivere una o più azioni, a seconda delle proprie possibilità finanziarie. L’importo di ogni azione è di L. 100, che possono essere pagate in rate mensili. Le sezioni e i compagni tutti della nostra provincia si rivolgano alla nostra Agenzia reggiana della Giustizia, per ritirare gli appositi moduli da sottoscrivere”.
Nonostante il buon esito dell’operazione, La Giustizia, come tutti gli altri giornali d’opposizione, fu costretta a chiudere nel novembre del 1925 a causa dell’ulteriore giro di vite imposto dal fascismo con le leggi dette “fascistissime”.
There are no comments
Partecipa anche tu