La sfida al commercio globale è lanciata: come già annunciato a più riprese nei mesi scorsi, nella serata di mercoledì 2 aprile il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato l’ordine esecutivo con cui impone – con effetto immediato – dazi sulle importazioni da tutto il mondo, in particolare da quei 60 Paesi con politiche commerciali ritenute particolarmente “ingiuste” nei confronti degli Usa.
La misura prevede una percentuale minima di dazi del 10% per tutti, che cresce poi a seconda del Paese di riferimento con un meccanismo di cosiddetta “reciprocità”: “Significa che faremo agli altri quello che fanno a noi, è molto semplice”, ha spiegato Trump, precisando poi che “li tasseremo la metà di quello che ci tassano”.
E allora, secondo i calcoli dell’amministrazione americana, l’Unione europea dovrà fare i conti con un aggravio del 20% per il suo export verso gli Stati Uniti. Ma l’Europa non è nemmeno l’area del mondo più colpita: i dazi imposti dagli Usa sono del 34% per la Cina, del 32% per Taiwan, del 31% per la Svizzera, del 26% per l’India, del 25% per la Corea del Sud, del 24% per il Giappone, del 17% per Israele. Particolarmente colpito il sud-est asiatico: Indonesia 32%, Thailandia 36% e addirittura Cambogia 49%.
Per la Gran Bretagna, invece, solo la soglia minima del 10%. Significativa, al momento, l’eccezione rappresentata da Canada e Messico, tra i primi bersagli di Trump ma per ora esenti dai “dazi reciproci” e soggetti solo ai dazi selettivi del 25% su alcuni beni – già annunciati nei giorni scorsi.
I dazi, ha spiegato Trump in un discorso alla Casa Bianca, “porteranno l’età dell’oro”, “rilanceranno il sogno americano” e “genereranno miliardi di miliardi di dollari per ridurre le nostre tasse e il nostro debito”. “Make America Wealthy Again“, ha detto (“Rendiamo l’America di nuovo prospera”). E ancora: “è il giorno della liberazione, il giorno in cui reclamiamo il nostro futuro, uno dei più importanti della storia”. “Ci hanno rubato per 50 anni ma non accadrà più. Questa sarà l’età dell’oro dell’America”. “Se volete dazi zero, venite a produrre in America”.
L’ordine esecutivo firmato dal presidente americano, inoltre, prevede anche una clausola che gli consentirà di rispondere a qualsiasi tipo di eventuale ritorsione a questi dazi. Ritorsione a cui si sta già preparando l’Europa: “Siamo pronti a reagire, ma siamo pronti a negoziare, non è troppo tardi”, ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, tra il combattivo e il conciliante, spiegando però anche che “finalizzeremo il primo pacchetto di contromisure sull’acciaio e prepareremo altri contro-dazi in caso di fallimento dei negoziati”.
non ci capisco molto, ma se a causa delle imposizioni trumpiane le borse statunitensi continueranno a perderci, la borsa piu’ a rischio sara’ quella del presidente ciuffone….
FINE DELLA GLOBALIZZAZIONE COME LA ABBIAMO CONOSCIUTA FINO AD ORA.