«La richiesta di farmi da parte rivoltami dal capogruppo di Forza Italia in Regione, Andrea Galli, è semplicemente irricevibile e lo diffido formalmente da asserire, dichiarare o anche solo insinuare in qualsiasi sede che io abbia “sostenuto e appoggiato l’operato di una dei principali indagati dell’inchiesta Angeli e Demoni, Federica Anghinolfi” e di chiunque altro indagato in questa drammatica vicenda.»
Preso atto dell’invito a dimettersi sia da presidente di Commissione che da Relatrice della legge per i diritti delle persone Lgbti, contenuto in una lettera ricevuta ieri pomeriggio, la presidente della Commissione regionale Parità e Diritti delle Persone, Consigliera PD Roberta Mori, ha a sua volta inviato a Galli una lettera di risposta, nella quale respinge le insinuazioni di un qualunque coinvolgimento rispetto ai fatti oggetto dell’inchiesta sui Servizi della Val d’Enza e, soprattutto, denuncia il tentativo delle destre in Regione Emilia-Romagna di strumentalizzare tutta la vicenda a fini propagandistici ed elettorali, con il preciso intento di affossare il progetto di legge contro le discriminazioni e violenze per orientamento sessuale o identità di genere che è in approvazione in Assemblea Legislativa.
«Il tentativo è palese, – prosegue Roberta Mori – gettano fango su tutto e tutti per screditare in un colpo solo sia le politiche socio-sanitarie territoriali, sia l’impegno di assumere una normativa che riconosca finalmente i diritti delle persone Lgbti nell’ambito del nostro sistema egualitario ed universalistico.»
Ciò che è più grave, secondo la presidente Mori, è la spregiudicatezza con cui agiscono questi esponenti politici: «Per la loro propaganda, non hanno il minimo scrupolo a strumentalizzare il dolore e la sofferenza delle persone – afferma – sia che si tratti di vittime di discriminazione e violenza per il loro orientamento o identità di genere, sia che si tratti di minori, di bambine e bambini purtroppo coinvolti con le loro famiglie.»
Secondo la consigliera PD, però, alla fine prevarrà ciò che è giusto: «La delicatezza dell’inchiesta in corso sugli affidi in Val d’Enza merita un passo indietro solo da parte di chi sta spargendo odio e impianti diffamatori privi di fondamento, per consentire alla Magistratura di accertare e sanzionare le responsabilità» – dichiara e, in conclusione: «Queste destre e questi metodi non riusciranno a fermare una legge di civiltà che completa il quadro dei diritti personali e delle tutele antidiscriminatorie in Emilia-Romagna.»
Il dissenso, secondo il PD, lo si contrasta con le minacce?