Una calorosa stretta di mano ha concluso questa mattina, in Municipio a Novellara, l’incontro tra il sindaco Elena Carletti e il responsabile dell’Associazione culturale islamica, Amoum Smail. «Credo sia la riposta migliore al servizio mandato in onda ieri sera nella puntata di “Fuori dal coro”, finalizzato a dipingere la comunità islamica di Novellara come un ricettacolo di fondamentalisti», commenta il sindaco Elena Carletti.
«Come l’incontro di questa mattina ha confermato, non è così: certamente, all’interno della nostra comunità islamica come all’interno di qualsiasi comunità, ci sono anche persone purtroppo tuttora ancorate a un’antiquata cultura patriarcale e a intollerabili comportamenti irrispettosi nei confronti delle donne”, affermano il sindaco Elena Carletti e Amoum Smail. “Si tratta, però, di una minoranza, della cui esistenza siamo a conoscenza da ben prima dell’arrivo delle telecamere di Rete 4 e contro la quale siamo da lungo tempo impegnati con una serie di progetti e di attività. Un intenso lavoro, sempre condiviso con le forze dell’ordine e con la stessa Prefettura, massima autorità del Governo nella nostra provincia, che hanno fatto di Novellara un laboratorio permanente per offrire alle donne opportunità, occasioni di incontro e di socializzazione», aggiunge il sindaco Carletti.
«Proprio ieri Yassine Lafram, il presidente dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia che insieme al nostro Comune si è costituita parte civile nel processo in corso per l’omicidio di Saman, ha inviato una lettera aperta all’amministratore delegato di Mediaset Pier Silvio Berlusconi per denunciare “la deriva islamofoba” di alcune trasmissioni dell’azienda, in particolare su Rete 4 – continua il sindaco di Novellara – L’Ucoii denuncia quei programmi che tendono “a dare dell’Islam e dei musulmani una percezione distorta e negativa, contribuendo così a creare un clima di discriminazione che pesa su 2,5 milioni di persone che vivono e lavorano in Italia”, chiedendo al secondogenito di Silvio Berlusconi, a cui riconoscono “un lungo lavoro diplomatico per evitare scontri tra civiltà e religioni”, di fare “un altro passo avanti per evitare che islamofobia e antisemitismo dilaghino sempre di più”. E’ un appello che ci sentiamo di condividere nella speranza che, in futuro, le telecamere di Mediaset vengano a riprendere anche le cento donne che pochi mesi fa hanno celebrato la fine del Ramadan o la gioiosa festa di primavera Vaisakhi al tempio sikh di Novellara, a cui ha preso parte anche il prefetto».
Per quanto riguarda, infine, la presunta “moschea abusiva” di Novellara a cui pure il servizio di “Fuori dal coro” ha fatto un breve riferimento, «anche in questo caso si sta cercando di creare una polemica del tutto inesistente, innanzitutto perché non esiste alcuna moschea», commenta il sindaco Carletti. «Il locale di 80 metri quadrati in via Falcone, come per altro hanno mostrato le stesse telecamere di Rete 4, tutto può essere definito tranne che una moschea – continua il sindaco di Novellara – E’ semplicemente la sede di una Associazione culturale islamica che da anni opera senza aver mai dato luogo, in tutto questo tempo, a problematiche di viabilità, ordine pubblico o anche semplice convivenza con le attività o i residenti confinanti. Né può essere giudicata abusiva una eventuale attività di culto svolta al suo interno essendo la libertà religiosa, di qualsiasi religione, ampiamente tutelata dalla nostra Costituzione, per la quale “tutte le confessioni sono egualmente libere davanti alla legge” e “tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”».
Per quanto riguarda, infine, l’aspetto urbanistico-amministrativo l’ultima autorizzazione in deroga rilasciata per l’utilizzo del locale risale in effetti al 2018 per il semplice motivo, fa notare il Comune di Novellara, che dall’anno successivo non era più necessaria. Il Codice del Terzo settore (Decreto legislativo 117/2017) ha infatti stabilito che “le sedi degli enti del Terzo settore e i locali in cui si svolgono le relative attività istituzionali, purché non di tipo produttivo, sono compatibili con tutte le destinazioni d’uso omogenee previste dal decreto del Ministero dei lavori pubblici 2 aprile 1968 n. 1444 e simili, indipendentemente dalla destinazione urbanistica”.
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