Non ci potrà mai essere un HAL 9000, il supercomputer della nave spaziale Discovery nel film 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. Una macchina cosciente, che ha sentimenti ed emozioni, ossia i “qualia” – la cui definizione la troviamo nel “Glossario” che correda il libro del fisico vicentino Federico Faggin, “Irriducibile” – un termine che «si riferisce alle sensazioni e ai sentimenti che emergono nella coscienza di un ente in seguito alla percezione di una particolare informazione viva o di una nuova comprensione endogena [cioè che ha origine interna, dentro di sé, ndr]».
Perché?
I sistemi classici [ossia deterministici/materialistici, ndr] – sostiene Faggin – come i computer usano proprietà statiche di atomi e molecole che sono deterministiche e perciò non possono essere coscienti, né avere il libero arbitrio. Infatti, se l’informazione classica fosse adeguata a descrivere un’esperienza cosciente, la nostra esperienza potrebbe essere copiata nella memoria di un computer e non sarebbe più privata» [p. 157].
La lettura classica dell’universo è basata su postulati – cioè su principi indimostrati la cui validità si ammette a priori per evidenza o convenzione allo scopo di fornire la spiegazione di determinati fatti o di costruire una teoria. – che definiscono la coscienza e il libero arbitrio “proprietà illusorie”, le quali invece sono ciò che differenzia l’umanità dalla «materia inanimata».
L’universo è soggetto a due teorie interpretative, al momento irriducibili l’una all’altra, la teoria generale della relatività e la meccanica quantistica (insieme a quella dei campi) Faggin – che ha una solidissima base scientifica, ricordiamo che è l’inventore dell’Intel 4004, il primo microprocessore al mondo – “sposa” la seconda perché gli «atomi [e le molecole, ndr] che conosciamo possono esistere solo se sono descrivibili da leggi probabilistiche e da stati quantistici [entità matematiche che forniscono una distribuzione di probabilità per i risultati di ogni possibile misurazione su un sistema, ndr] che non sono conoscibili! Questi sono gli stati puri della fisica che non si possono clonare, né conoscere da “fuori”, perché ogni tentativo di conoscerli facendo una misura li cambia.
Questa proprietà non esiste nel mondo classico, che però continua a ispirare la nostra visione del mondo». Ma, soprattutto, perché la «fisica quantistica più avanzata non dà assolutamente supporto» alla distopia propria della «visione materialistica che giustifica, l’egoismo, la competizione sfrenata e l’idea che l’universo sia privo di significato e scopo».
Il tentativo di Faggin è di unire, in un certo senso, la fisica con la filosofia superando il dualismo cartesiano, che divide la realtà in materia e mente (o coscienza), accettando «l’idea che la mente o qualche altro aspetto mentale – la coscienza, per esempio – siano da sempre parte integrante della realtà» (panpsichismo).
La vita è ancora un mistero se solo pensiamo a come si è formata, escludendo la possibilità che possa essersi generata dalla materia inanimata, e, altrettanto, la chimica biologica – che studia le reazioni chimiche complesse che danno origine alla vita – non può essere l’unica risposta ma per spiegarla, invece, è necessario un «nuovo concetto di informazione viva, che è inseparabile dalla coscienza e dal libero arbitrio di entità quantistiche … La vita è un sistema olistico in cui tutto è interconnesso».
Il denso e complesso libro di Faggin, che richiede una lettura molta attenta sotto molti punti di vista, è diviso in due parti. La prima si occupa di spiegare la «visione del mondo basata sull’interpretazione della fisica contemporanea (e i termini scientifici abbondano e l’autore ha fatto bene a corredare il volume di un glossario a cui abbiamo accennato), con un punto fermo che «gli atomi dentro un chip di un computer formano strutture fisiche stabili mentre all’interno di ogni cellula gli atomi e le molecole che vi entrano fluiscono e si trasformano…
Questi atomi trasportano contemporaneamente informazione, energia e materia», ossia informazione viva; nella seconda, il fisico vicentino, prova «a spiegare l’esistenza dell’interiorità senza invalidare l’evidenza sperimentale della fisica».
Diventa così chiaro che la «comprensione come la curiosità non sono proprietà algoritmiche», con buona pace dell’Intelligenza Artificiale.
(Federico Faggin, Irriducibile. La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura, Mondadori, 2022, pp. 296, 22,00 euro, recensione di Glauco Bertani).
(Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia).
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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