Non si tratta di nostalgia… ma di sofferenza della memoria, scrive Jones Reverberi quasi all’epilogo del breve testo in cui racconta l’avventura della Festa dell’Unità di Gorganza (una località al confine tra il comune di Reggio Emilia e quello Cavriago).
Una narrazione vista attraverso la propria esperienza, prima come giovane militante e poi come responsabile della manifestazione organizzata dalle sezioni del Partito comunista italiano di Cavriago e di Villa Cella (RE) e dalla Coop braccianti della frazione stessa, e poi dalla Crc (Cooperativa reggiana costruzioni, composta da CooperStrade, dalle Cooperative muratori di Cavriago e cementori di Reggio Emilia – eccovi servita pure una pillola di storia della cooperazione reggiana che fu).
La sua esperienza, iniziata nel 1967, si concluderà nel 1990 quando il Pci, dopo la svolta della Bolognina (1989), arriverà al suo ultimo congresso, nel gennaio 1991, che ne sancirà la morte. L’autore prese altre strade. La Festa cessò di esistere a metà degli anni Novanta del secolo scorso.
Noi non abbiamo intenzione di risolvere il dilemma che apre queste righe. Vogliamo, invece, porre l’accento sia sullo spirito del tempo, che è il vero valore che il volume riporta al nostro, al tempo presente, sia sul clima culturale che le pagine di Reverberi ci riconsegnano da un passato che investì non solo l’Italia ma il mondo intero.
La definizione amara di “un popolo senza estate”, che dà anche il titolo al primo capitolo, è usata, infatti, dall’autore ex post:
«Difficile da credere, oggi, ma c’è stato un tempo, e c’è stato davvero, nel quale centinaia di uomini e donne sono stati disponibili a sforzi e sacrifici, per raggiungere un obiettivo politico, senza nulla chiedere per sé stessi, ma dando e dandosi con generosità. Questi uomini e queste donne, giovani, ragazzi e anziani sono coloro che noi abbiamo chiamato “un popolo senza estate”».
Ma nel descrivere i volontari che, dalla fase di costruzione della festa (che si svolgeva a metà luglio) al momento dello smontaggio, rinunciavano alle ferie per costruire un “bene politico collettivo”, Reverberi riesce a catturare quell’ardore post-bellico proprio dei tempi che seguono tragedie immani come le guerre.
La voglia di costruzione del futuro non solo per sé, ma soprattutto per i propri figli – un’attenzione, detto altrimenti, alle nuove generazioni – si trasferisce nella voglia di rimettere in piedi la Festa distrutta da un fortunale.
Con un paragone, diciamo “in sedicesimo” rispetto alla tragedia bellica, l’autore riesce a farci comprendere: l’episodio avviene verso la metà degli anni Settanta, la Festa era distrutta, ma doveva ricominciare. La macchina organizzativa del Pci si mette in moto alle 4 del mattino, scrive Reverberi; e continua: «Montammo sulla 500 familiare del partito l’impianto di amplificazione e dalle 8 del mattino eravamo in giro per Cavriago e per Cella a chiedere ai compagni e ai cittadini volonterosi ad aiutarci a rimettere in piedi la festa». E i cittadini accorsero, dice. Fu un lavoro di ricostruzione «straordinario e commovente, orgogliosa prova di solidarietà e di attaccamento alla nostra Festa. Quasi un clima da ricostruzione post-bellica».
La Festa galoppando su questo spirito si allargava, apriva un sostanzioso stand libreria, sperimentava, anche in campo gastronomico, senza rinunciare alla tradizione reggiana. In sintesi, Gorganza andava mescolando in una festa popolare temi quali l’ecologia, la scienza, la politica, la letteratura, la musica, il balletto classico, il teatro, i burattini e altro ancora.
Da festa popolare Gorganza, sul climax del ’68, si faceva pop e avant-garde culturale. L’autore riporta, anche se non in ordine cronologico, l’elenco dei film proiettati sul maxischermo della festa e la lista delle band e dei cantanti (dal 1972 al 1989) che salirono sul palco di Gorganza (con gran felicità di chi scrive).
Al netto delle intenzioni dell’autore, il libro fa il suo dovere mettendo a disposizione di lettori curiosi non solo una storia politica, quella del Pci, ma anche uno spaccato antropologico-culturale del territorio reggiano lungo oltre vent’anni.
Oggi l’area che ospitava Gorganza è privata ed è recintata, ma un vagone del tempo fa ancora la spola tra quegli anni e il tempo presente. È il vagone che a un certo punto degli anni ’80 dai binari delle FFSS sferraglia fino a Gorganza per trasformarsi in ristorante per poi continuare la sua corsa, dopo la chiusura della Festa, al circolo Arci Fuori Orario di Taneto. Ora è lì.
Il testo è corredato da molte foto che fissano momenti della Festa. In coda sono riprodotti in ordine cronologico diversi volantini del programma, opera di artisti reggiani. Le pagine di testo non sono numerate (?).
Non resistendo alla tentazione, pesco i cinque pezzi della colonna sonora (più un extra) dall’elenco pubblicato da Reverberi. Non sono in ordine cronologico.
Jones Reverberi, Gorganza Dentro. 1967-1990, storia, memorie, ricordi della festa pù bella, Corsiero editore, Reggio Emilia 2019, pp. non numerate, 12,00 euro
Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia
Colonna sonora:
CCCP – Emilia Paranoica live 1983 (Reggio Calabria)
Banco del Mutuo Soccorso – Non mi rompete
Riccardo Cocciante – Celeste nostalgia
Tiromancino – La descrizione di un attimo
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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