Scrive in una nota Italia viva Reggio Emilia: “Siamo esterrefatti (ma forse neanche più di tanto) dalla querelle sulla bretella Campogalliano Sassuolo e Cispadana.
Sono infrastrutture che il nostro territorio e i nostri distretti produttivi attendono da decenni.
Ritardi e complesse procedure burocratiche, negli anni, hanno rallentato l’iter ma grazie anche alla tenacia di vari amministratori locali che si sono spesi per la realizzazione di queste infrastrutture, ora sembra finalmente arrivata la luce in fondo al tunnel
Come da prassi arrivano nuovamente gli ambientalisti del NO a tutto, del contrari a tutto.
La motivazione “inquinamento” non regge perché proprio per l’alto contenuto di emissioni della nostra pianura c’è la massima urgenza di sgombrare i centri urbani dal traffico pesante, per convogliare i mezzi pesanti sulle nuove infrastrutture e dare una nuova veste alle zone in cui questi mezzi attualmente passano.
È l’ennesima dimostrazione di quanto un certo ambientalismo antistorico sia fuori dal mondo e dannoso per il territorio e le comunità.
Lo stile è sulla falsariga del no di Conte e Raggi al termovalorizzatore a Roma che costringe a portare i nostri rifiuti a Vienna, a proposito di incidenza del trasporto su gomma, con i quali gli austriaci ricavano energia per mezza città.
Senza parlare della nostra dipendenza dal gas russo e all’esorbitante costo dell’energia dovuto a scelte suicide come lo stop alle trivellazioni sulle nostre coste
Purtroppo nel reggiano i diktat “ambientalisti” (più o meno) vanno per la maggiore e risalgono alla notte dei tempi, come l’assurda paralisi sulla diga di Vetto.
Riguardo alla diga, lo ripetiamo per l’ennesima volta e continueremo a farlo fino a quando arriverà una risposta concreta e tangibile nei fatti, non si capiscono i temporeggiamenti e le proposte di ulteriori valutazioni.
E’ arrivato il momento anche per gli amministratori della Val D’Enza e della Regione Emilia-Romagna di mettere in campo la risolutezza dei colleghi che hanno lavorato per la bretella Campogalliano Sassuolo e Cispadana.
Dopo decenni e con una emergenza idrica spaventosa, dopo i costi rilevanti di un progetto che può essere utilizzato pur con opportuni adeguamenti, dopo la considerevole penale pagata per anni di fermo lavori, crediamo che gli amministratori della Val D’Enza siano consapevoli che si debba procedere con un grande invaso.
È forse ora di ammettere che chi li ha preceduti ha commesso errori e diventare loro stessi i promotori di un nuovo impulso per il territorio”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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