Le intitolazioni a caldo sono sempre un errore. Lo fu quella del teatro Municipale a Romolo Valli, attore di prosa, estraneo alla tradizione musicale dei teatri emiliani, imposta al sindaco Benassi dal Pci nazionale nel 1981, nonostante le meritoria ma inutile resistenza dell’allora direttore Guido Zannoni. La è oggi quella a Maurizio Pollini, la cui grandezza internazionale non si acconcia in forma particolare a Reggio Emilia, pure ricordando Musica/Realtà, esperienza assai evoluta all’epoca ma oggi narrata secondo tratti mitologici un filo fuori misura.
A proposito: se a Pollini intitolassero la Sala degli Specchi, a Claudio Abbado cosa si dovrebbe intitolare? Il teatro è già occupato da Valli, l’Ariosto è pur sempre Ariosto, la Cavallerizza a Zavattini e manco un reggiano lo sa. L’emotività non serve ai tempi della storia. Fa solo danni. Per questo, prima di intitolare strade o piazze, è bene attendere almeno dieci anni dalla dipartita del soggetto.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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