Infiltrazioni mafiose: “Un Osservatorio per la legalità a Reggio”

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Un Osservatorio per la Legalità per rilanciare il lavoro di una Commissione della Legalità ormai immobile, mai veramente utilizzata e segnata da tanti addii dolorosi.

È il cuore della proposta lanciata oggi  dai consiglieri di Coalizione Civica Fabrizio Aguzzoli e Dario De Lucia, dall’europarlamentare Sabrina Pignedoli e dal sindaco di Castelnovo Monti Enrico Bini.

I quattro amministratori pubblici hanno incontrato la stampa per presentare l’idea e chiarire i dettagli di una mozione in tal senso depositata nel consiglio comunale di Reggio Emilia, sottoscritta dai gruppi di opposizione di Coalizione civica, Alleanza civica e Movimento 5 stelle.

Il tema delle infiltrazioni mafiose rimane attualissimo e prepotente nella terra del processo Aemilia e del commissariamento di Brescello, quello che doveva essere uno dei principali strumenti di attenzione, la Consulta Permanente per la Legalità di Reggio Emilia, sino ad ora non ha prodotto praticamente alcun esito concreto.

Né è stata valorizzata a dovere, tanto da spingere alle dimissioni prima le Agende Rosse reggiane, poi Enrico Bini, da decenni riferimento nazionale sul tema delle infiltrazioni, e infine la docente universitaria Stefania Pellegrini, che un mese fa ha rinunciato al suo incarico di consulente scientifiche. Anche chi non ha abbandonato, come i sindacati, si è unito al coro di un cambiamento radicale.

Per dare nuovo vigore alla consulta, Aguzzoli e De Lucia hanno pensato di chiedere la costituzione di un Osservatorio per la Legalità, uno strumento previsto dalla legge regionale, trovando l’immediata adesione di due figure di spicco come Bini e come la Pignedoli, finita al centro di pesanti minacce quando operava a Reggio Emilia come giornalista.

L’Osservatorio per la Legalità è una forma operativa già presente in altre città emiliane, Bologna, Forlì e Parma, ed è pensato come uno stimolo per la Consulta: l’obiettivo, hanno ribadito i promotori, non è smantellarla, ma darle nuova energia, appoggiandosi appunto a uno strumento più leggero come l’Osservatorio, una realtà composta da un numero ridotto di componenti e nessun costo ulteriore.

Cosa dovrebbe fare l’Osservatorio? Curare attività di ricerca e divulgazione sui temi antimafia, diventando un braccio operativo della Consulta stessa, in grado di fornire dati e statistiche, e di potenziare un servizio prezioso, quello della mappatura dei beni confiscati e a cascata dei controlli.

Con l’osservatorio sulla legalità, precisa però l’eurodeputata del M5s Sabrina Pignedoli, “non vogliamo smontare la Consulta, ma far sì che funzioni al pieno delle sue potenzialità”. L’osservatorio, aggiunge il capogruppo di Coalizione civica Dario De Lucia “è uno strumento previsto dalla legge regionale 18 del 2016, esiste già in altre città (Bologna, Forlì e Parma, ndr), sarebbe praticamente a costo zero per l’amministrazione e riteniamo possa invertire la rotta di una inattività latente sui temi della legalità che ci preoccupa”.

Molto più snello della Consulta – due o tre membri al massimo- l’osservatorio curerebbe in concreto “attività di ricerca, archivio e convegnistica sui temi dell’antimafia”, diventando “il braccio operativo della Consulta e fornendo dati importanti agli stessi enti pubblici”, aggiunge Fabrizio Aguzzoli di Coalizione civica, primo firmatario della mozione.
I “Comuni- conferma il sindaco Bini- hanno bisogno di supporto reale, che non può limitarsi ai festival della legalità”.

I promotori della mozione ne sottolineano infine lo spirito “costruttivo”, constatando però che “nei due incontri avuti con l’assessore alla Legalità Nicola Tria non abbiamo avuto riscontri di presa in carico delle nostre istanze”.
A Reggio, è stato ricordato, è impossibile far finta che il tema non sia presente, la commissione prefettizia inviata a Casina e le recentissime polemiche tra Ordine degli Avvocati, magistratura e Comune lo ricordano. Così come lo sottolineano i numeri: tra le province del centro-nord Italia con imprese “potenzialmente connesse a contesti di criminalità organizzata” Reggio Emilia è quarta in Italia dopo Roma, Milano e Brescia, come ribadito dal rapporto curato dal servizio di intelligence della Uif (Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia) per la Banca d’Italia.