Era la notte tra il 10 e l’11 febbraio scorsi quando, nell’area del polo industriale di via Due Canali a Reggio, divampò un devastante incendio che aggredì un edificio per la lavorazione di carni fresche della ditta Inalca e un edificio di Quanta Stock&Go adibito a magazzino di alimenti. Tra i danni causati dalle fiamme, ci fu anche lo spargimento nell’area di frammenti di cemento-amianto provenienti dalla copertura dello stabilimento di Inalca.
A due mesi di distanza, il Comune di Reggio ha dichiarato ufficialmente concluse le operazioni di bonifica; una mossa fortemente contestata dal comitato cittadino “Amianto zero”, che ha denunciato la presenza di “quantità significative” di frammenti di cemento-amianto ancora presenti nel quartiere, fino a un chilometro dall’epicentro dell’incendio, anche nelle aree che – almeno sulla carta – sono considerate come già bonificate.
“Le evidenze raccolte dal Comitato tra foto, video e documenti sollevano qualche dubbio anche in merito alla spazzatura delle strade, alla falciatura dei prati e alla raccolta di amianto mescolato agli sfalci d’erba, eseguiti prevalentemente da lavoratori extracomunitari, senza protezioni adeguate, utilizzando addirittura soffiatori che potrebbero aver disperso ulteriormente le fibre di amianto nell’aria. I nostri dubbi sono più che legittimi: i lavoratori in questione erano stati formati a svolgere il loro lavoro in totale sicurezza? Avremmo anche da ridire sul monitoraggio dell’amianto in quartiere: in una sola delle settantacinque abitazioni contaminate, il personale specializzato è intervenuto ben sette volte per la bonifica e, ancora oggi, nel giardino condominiale dove sorge quell’abitazione sono presenti frammenti di cemento-amianto”.
“Non possiamo accettare che i residenti e i lavoratori continuino a vivere a stretto contatto con le fibre di amianto per mancanza di informazioni”, ha sottolineato il vicepresidente del Comitato Stefano Ferrari: “Chiediamo trasparenza sulla bonifica, che finora è stata più una ‘sgrosédà’, e soprattutto vogliamo sapere se gli sfalci contaminati sono stati trattati in conformità con le ordinanze del sindaco”.
Non solo: per Gino Rossi “ad oggi, nonostante numerosi solleciti, il Comune non ha ancora risposto alla nostra richiesta di incontro con il sindaco e l’assessore Bonvicini. Questo silenzio è forse indicativo del reale interesse del Comune di Reggio nell’ascoltare chi, nel quartiere Tondo, deve fare i conti con un futuro incerto? Siamo fiduciosi che, poco a poco, i nodi verranno al pettine, grazie al prezioso lavoro degli inquirenti e delle istituzioni che insieme a noi lavorano nella ricerca della verità sulla gestione di questo disastro, che a quanto pare sembra essere addirittura di origine dolosa. Sia chiaro: non è nostra intenzione diffondere un allarmismo ingiustificato o, peggio ancora, speculare sul rogo che ha devastato la vita di tantissimi cittadini reggiani. Pretendiamo, invece, che sia fatta chiarezza nell’interesse di tutti”.
Il comitato ha poi invitato i cittadini a segnalare eventuali frammenti sospetti attraverso la pagina Facebook del comitato o quella di Reggio Emilia Ripuliamoci: “Raccomandiamo di non toccare i presunti frammenti, ma di fotografarli e segnalarli: manipolarli è estremamente rischioso per la salute”, ha infine ricordato.
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