Nel triennio 2018-2020 in Emilia-Romagna sono aumentate le persone che non cercano un’occupazione, mentre è diminuito – passando da oltre 13.000 a circa 6.000 – il numero delle richieste di personale gestite dai centri per l’impiego; in calo anche le denunce relative agli infortuni sul lavoro, passate dalle 85.761 del 2018 alle 67.816 del 2020.
Sono alcuni dei principali indicatori emersi dalla relazione sulla clausola valutativa riguardante l’attuazione della legge regionale 17/2005 “Norme per la promozione dell’occupazione, della qualità, sicurezza e regolarità del lavoro”. A fare il punto della situazione è stata Paola Cicognani dell’Agenzia regionale per il lavoro, che ha illustrato la relazione in commissione regionale cultura ricordando come il triennio preso in esame sia stato contrassegnato dalla pandemia di nuovo coronavirus e da passaggi significativi per il mondo del lavoro: ad esempio l’introduzione del reddito di cittadinanza (nel 2019) e il rinnovo del Patto per il lavoro e per il clima (nel 2020).
Il dato più rilevante in Emilia-Romagna, secondo Cicognani, “riguarda l’incremento delle persone inattive, che non cercano più un lavoro”. Il triennio preso in considerazione è stato caratterizzato soprattutto dall’emergenza Covid, scoppiata all’inizio del 2020, che ha comportato complessivamente la gestione di oltre 60.000 domande di cassa integrazione.
L’assessore regionale alle politiche per il lavoro Vincenzo Colla, dal canto suo, ha sottolineato come nel 2020 il Covid “ha avuto un notevole impatto sul lavoro e sulle imprese. In quel periodo abbiamo gestito un miliardo di ore di cassa integrazione, misura che ha riguardato un milione di persone. In questo quadro complesso nel 2021 abbiamo avuto una ripresa del 7% grazie alla qualità delle competenze, con 26 miliardi di export dall’Emilia-Romagna, dato che ha rappresentato una grande spinta per l’intero Paese. Per centrare gli obiettivi fissati dal governo continueremo ad attrarre talenti e a investire sul lavoro. Nel solo 2021 abbiamo investito più di 100 milioni di euro sulla formazione, dando prova dell’efficacia del nostro sistema di programmazione”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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