L’Ufficio scolastico regionale dell’Emilia-Romagna, d’accordo con il presidente della Regione Stefano Bonaccini e con la Prefettura di Bologna, ha annunciato che le scuole secondarie di secondo grado proseguiranno l’attività didattica in presenza con il limite del 50% almeno fino al 6 febbraio.
Lo scorso 18 gennaio, infatti, dopo settimane di didattica a distanza la metà dei circa 200mila studenti e studentesse delle scuole superiori della regione è potuto tornare in classe, mentre la restante metà – come da disposizioni governative – ha dovuto continuare a seguire le lezioni in modalità Dad da casa.
In un primo momento era stata ventilata anche l’ipotesi di poter far salire la quota di studenti in classe fino al 75%, dopo qualche giorno di assestamento, salvo improvvisi e drastici peggioramenti dello scenario pandemico in regione, ma poi ha prevalso la linea della massima prudenza, almeno fino alla prima settimana di febbraio compresa, per non inficiare gli effetti positivi delle misure anti-Covid previste in queste settimane di zona arancione.
Una prudenza definita “opportuna” dal direttore dell’Ufficio scolastico regionale Stefano Versari in considerazione dell’andamento dell’emergenza sanitaria in Emilia-Romagna e della valutazione di rischio, ora considerato complessivamente “alto” in base ai dati forniti dalla Regione all’Usr.
La valutazione ha tenuto conto di indicatori quali l’incremento complessivo dei focolai e la ricomparsa di focolai nelle strutture residenziali. Secondo il parere tecnico della Regione, inoltre, “solo il mantenimento rigoroso delle misure di mitigazione può contribuire a evitare un rapido aumento del numero dei casi nelle prossime settimane”, motivo per cui anche il ritorno alla didattica in presenza nelle scuole superiori “deve rispondere al medesimo principio di rigorosa applicazione delle misure di sicurezza”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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