Dopo l’autorizzazione dell’Ema (l’agenzia europea dei medicinali) e dell’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) e il via libera da parte del Ministero della salute, anche in Emilia-Romagna sono disponibili le nuove formulazioni bivalenti dei vaccini a mRna adattati alle ultime varianti del nuovo coronavirus: la formulazione “original/omicron BA.1” del vaccino Spikevax di Moderna e del vaccino Comirnaty di Pfizer e quella “original/omicron BA.4-BA.5” del vaccino Comirnaty di Pfizer.
In regione sono già state consegnate 717.094 dosi, che sono pronte per essere somministrate su base volontaria a chiunque fosse interessato (anche con il coinvolgimento dei medici di medicina generale, grazie a un accordo tra la Regione e le organizzazioni sindacali Fimmg, Snami e Sni). Questa la ripartizione: 49.264 dosi all’Ausl di Piacenza, 78.230 all’Ausl di Parma, 93.406 all’Ausl di Reggio, 116.620 all’Ausl di Modena, 126.720 all’Ausl di Bologna, 18.560 all’Ausl di Imola, 54.840 all’Ausl di Ferrara e 179.454 dosi all’Ausl Romagna.
L’assessorato regionale alle politiche per la salute ha già dato indicazioni alle aziende sanitarie emiliano-romagnole su come procedere con la campagna vaccinale. “La vaccinazione contro il Covid-19 ha dimostrato di essere l’unica e insostituibile via per proteggerci dal virus, ma non è il momento di abbassare la guardia”, ha sottolineato l’assessore regionale Raffaele Donini, ricordando che in Emilia-Romagna sono quasi 4 milioni le persone che hanno completato il ciclo primario e si sono fatte somministrare anche la terza dose; ma ora, ha aggiunto, “è fondamentale la quarta dose per continuare a proteggere i nostri cari, noi stessi e tornare alla quotidianità delle nostre vite”.
I nuovi vaccini adattati, come è specificato nella circolare congiunta di Ministero della salute, Aifa e Istituto superiore di sanità inviata alle Regioni, sono destinati alla seconda dose di richiamo (la cosiddetta “quarta dose”) per tutte le persone con almeno 12 anni d’età che ne facciano richiesta, purché abbiano già ricevuto la prima dose di richiamo (ovvero la cosiddetta “terza dose”) da almeno 120 giorni.
L’utilizzo di questi vaccini, tuttavia, è raccomandato in modo prioritario in tre casi:
1) come secondo richiamo/quarta dose per le persone con 60 o più anni (indipendentemente da altri fattori), per le persone dai 12 anni d’età in su con elevata fragilità motivata da patologie concomitanti/preesistenti, per il personale sanitario, per ospiti e personale delle strutture residenziali, per le donne in gravidanza;
2) come prima dose di richiamo/terza dose per persone di età uguale o maggiore a 12 anni che non l’abbiano ancora ricevuta, indipendentemente dal tipo di vaccino utilizzato per il completamento del ciclo primario
3) come seconda dose di richiamo, previa valutazione e giudizio clinico specialistico, per le persone con marcata compromissione della risposta immunitaria per cause legate alla patologia di base o ai trattamenti farmacologici conseguenti e per le persone sottoposte a trapianto emopoietico o di organo solido, che abbiano già completato un ciclo primario di tre dosi (il ciclo primario standard più una dose addizionale a distanza di almeno 28 giorni dall’ultima) e abbiano già ricevuto una successiva prima dose di richiamo (a distanza di almeno 120 giorni dal completamento del ciclo primario tridose). Di fatto, dunque, in questi casi particolari si tratta di una cosiddetta “quinta dose”, che per il momento è riservata esclusivamente a quest’ultima categoria di persone.
Nella nota inviata dall’assessorato regionale alle aziende sanitarie si precisa anche che “non ci sono evidenze per poter esprimere un giudizio di uso preferenziale di uno dei diversi vaccini bivalenti oggi disponibili, ritenendosi che tutti possano ampliare la protezione contro diverse varianti e possano aiutare a mantenere una protezione ottimale contro la malattia Covid-19”: per questo motivo non è prevista di fatto alcuna distinzione rispetto alle due nuove formulazioni vaccinali.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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