Il vescovo Ernesto

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Solo Ernesto Galli Della Loggia poteva scagliarsi contro il ministero della pubblica istruzione per aver deciso, vista l’evidente impossibilità di riaprire entro la fine dell’anno scolastico le scuole alle italiche classi-pollaio, di promuovere tutti gli studenti.

Terribile, per Ernesto.

Quasi peggio che lo stesso coronavirus.
Dall’alto della sua cattedra al Corriere di pedagogo, santo, poeta e navigatore di lungo corso, Ernesto pontifica che occorrerebbe riprendere le lezioni a ferragosto per far recuperare gli studenti, e poi metterli alla prova, e poi valutarli, misurarli, giudicarli, dividerli immantinentemente tra buoni e cattivi, meritevoli e immeritevoli, virili e non virili, salvi e dannati, capaci di sacrificarsi e incapaci, dirigenti e operai, nobili e plebe, stronzi e gente per bene come lui, tra chi potrà avere un futuro e chi non lo potrà avere, tra vivi e morti.

Che non sia mai che per colpa della scuola pubblica si diffonda una nuova pandemia!
Che dire?

Più imbarazzante di qualsiasi vescovo.