Il senno perduto

Luca_vecchi_rabitti

La pioggia non ha rovinato lo spettacolo di addio all’anno vecchio in piazza Prampolini promosso dal Comune di Reggio Emilia, “Alla ricerca del senno perduto”, tratto dall’Orlando furioso.

A rovinare il saluto al 2024 del sindaco e dell’assessora alla cultura Rabitti, ci hanno pensato circa 200 ragazzi che hanno danneggiato auto parcheggiate in via San Rocco, devastato gli addobbi natalizi soprattutto nella galleria principale dell’Isolato San Rocco e hanno fatto scoppiare ripetutamente, alla faccia dei divieti, petardi e altro. Già, dalle 23.30, percorrendo via Emilia Santo Stefano, all’incrocio con via Campanini, si sentivano forti esplosioni provenire proprio dall’Isolato San Rocco. I divieti, a quanto pare, sono fatti per essere infranti. Stando alle testimonianze, le forze dell’ordine sarebbero intervenute in ritardo «nonostante i residenti e le attività commerciali» avessero «chiamato le forze dell’ordine per tutto il pomeriggio», racconta Marco Merola, titolare del negozio Casimiro.


L’impressione è che via sia una certa sottovalutazione, non solo politica, della realtà che episodi come quelli avvenuti la notte di San Silvestro evidenziano. In città esistono baby gang (una per tutte Casa base) e luoghi in cui il degrado ambientale e umano contraddice la narrazione di una città solidale e culturalmente proiettata gioiosamente verso il 2030.

È vero che nel corso del 2024, nei capannoni 15b e 15c dell’area delle ex Reggiane prenderanno il via quattro corsi di laurea così come nell’ex Seminario sono arrivo Scienze Infermieristiche e Medicina; a primavera è prevista l’inaugurazione a Rivalta del Parco e della Reggia; proseguono i cantieri del Pnrr; si concluderà la ristrutturazione del quartiere Gattaglio e a giugno aprirà il cantiere per il nuovo campo di atletica al Campovolo. Com’è altrettanto vero che nel corso degli anni passati molte altri luoghi sono stati oggetto di interventi di riqualificazione.

Mai azzeccato, come questa volta, però, il tema al centro dei festeggiamenti di fine anno “Alla ricerca del senno perduto” che potrebbe essere quello del sindaco, dei suoi assessori (e del Pd) che declamano le magnifiche sorti e progressive di Reggio Emilia, ombelico del mondo, senza abbassare gli occhi sulla molto terrestre zona nord del centro storico (e sulla stazione di piazza Marconi). Colà, quella dei Teatri, dell’Università e di Porta Santa Croce per intenderci, sta emergendo una seconda città lontana dalla Ztl, dalla bellezza, dalla sostenibilità, dai diritti ecc. La Zona nord del centro storico, soprattutto al calar della sera, diventa, reale o percepito che sia, un altro luogo. Si entra in un’altra dimensione, come chi va nella stazione storica o chi abita nella zona.

Nella limitrofa via Turri, era nato Binario 49, lanciato come crogiuolo delle culture, oggi sembra un enclave Ztl… come il chiosco costruito tra via Vecchi e via Sani oggi al centro di un’area non ben identificata, si fa per dire. È ancora luogo di pausa per i riders?

Che cosa non ha funzionato? Il Comune non aveva idee/risorse? Non ha trovato partner dinamici? Alle varie comunità “etniche” non interessava il progetto? Perché, poi, in certe città del nord Europa le stazioni sono diventate luogo di “divertissement” e a Reggio (ma non solo) quella che è?

Che fa il sindaco? Convoca gli Stati generali che non sono gli Stati generali di Delrio, il 20 gennaio al Teatro Valli sul tema “Immagina Reggio”, (il titolo di un programma in onda la domenica sera dopo il Tg di Telereggio) e per parlare della Reggio del futuro si fanno nomi di intellettuali di fama nazionali e internazionali. Probabilmente si inviteranno i reggiani a mangiar brioches…

Immagina Reggio? Il centenario del Partito comunista a Reggio Emilia è passato, ad esempio, come l’acqua sui tetti. A parte celebrazioni varie e qualche lacrima di nostalgia, non ha spinto politici e amministratori a una seria riflessione sulla città e sulla provincia. Studiando il partito egemone per quasi 50 anni, e poi ancora sotto altre sigle, si sarebbe potuti entrare nello specifico del cosiddetto “modello emiliano” e del suo sviluppo successivo. Che città vogliamo per il futuro? In città, ci sarebbe, ad esempio, un istituto – di cui il Comune di Reggio Emilia, insieme a tanti altri comuni delle provincia, è socio – che fra le sue prerogative avrebbe anche lo studio della società contemporanea: è Istoreco (Istituto per la storia della Resistenza e della Società contemporanea), ma sembra impegnato in tutt’altro.

Un disinteresse che chiama in causa direttamente il rapporto, deterioratosi in questi ultimi decenni, fra politica e cultura, nel senso del possibile contributo reciproco nel capire e governare la società. Ognuno sta nel suo mondo e se si incontrano lo fanno, spesso, per motivi meramente strumentali.

Lo studio della storia – che intendo sempre nella accezione interdisciplinare – contiene il presente e può dare indicazioni, non strumentali, sul futuro, ma può scontrarsi con lo storytelling di cui oggi la politica fa largo uso.

Reggio nei decenni, ma soprattutto dopo il boom economico, è cresciuta grazie al patto fra “produttori” e cultura. Ne è nato un welfare dinamico e “progressivo”.

Il punto non è girare con la testa all’indietro, ma comprendere che senza passato non c’è presente, non certo perché la storia sia maestra di vita (non ci credo), ma indagando, in modo interdisciplinare, le dinamiche che hanno percorso la società, si può gettare luce sul presente e aprire spiragli su quello che verrà.

Invece, che si fa? Si narra…