Li guardi negli occhi, dal vivo o in rete, e non hai bisogno d’altro per capire che, loro per primi, non sanno che fare. Preciso: sanno che fare nel senso che votano, portano questa ignobile offesa alla storia repubblicana al Quirinale, e poi si accoderanno a un referendum di fatto controllato da una società informatica privata che porterà come lo scalpo del capo avversario il trofeo della vittoria contro l’odiata Casta.
Lo sanno, i Delrio, gli Zingaretti, i Franceschini. Meglio di loro lo vedono i più anziani, i quali non se la sentono, e c’è da capirli, di intraprendere l’ennesima ultima inutile battaglia.
Il voto di ieri è storico perché stabilisce un principio sostanziale: dei parlamentari si può fare a meno.
Li tagliamo a seicento?
Ne basteranno cento.
E meno ancora. Magari più esperti, competenti, “tecnici”.
Magari se ne potrà anche fare a meno – lo ha detto ieri Davide Casaleggio, di certo incredulo per questa resurrezione politica concessa a lui e ai suoi dai grandi geni del Pd.
Le mie orecchie non avrebbero voluto ascoltare la voce stimata di Graziano Delrio pronunciare le parole: “Abbiamo approvato un buon testo”.
Hanno approvato un buon testo insieme a coloro i quali sino a tre mesi fa li accusavano di essere “il partito di Bibbiano”, ossia degli orchi, per non dire di mafiosi (quante volte, i grillini reggiani), e ladri e corrotti.
È un paese dal quale gli studenti migliori scappano, e sono centinaia di migliaia – ed è grave la nostra corresponsabilità. Negare le radici, gli affetti, la storia, la bellezza. Ci preoccupiamo comprensibilmente dell’identità di chi viene da lontano e non ci occupiamo della nostra, devastando l’educazione classica, l’educazione civica, la storia, la pedagogia infantile, tagliando ogni anno spesa corrente.
Una scuola che nel Novecento fu modello nel mondo e oggi somiglia a una variante geografica a Est del centro America, con quella cultura, quella regola di mondo in questo pianeta quasi privo di autorità morale.
In Europa non ci sono più preti, le chiese sono vuote, un pensiero politico non esiste se non, indirettamente, dalla narrazione di Michel Houellebecq.
Abbiamo due Papi, e non abbiamo più fede. I cinesi attendono che lasci il corpo Tenzin Gyatso per nominare un proprio leader del buddhismo tibetano certamente educato alla scuola di Pechino. Noi, per farci riconoscere, intanto lo chiamiamo “Mr. Ping”. Un po’ come Trump chiama Conte “Giuseppi”, oh yeah, mio caro amico italiano.
Spero tanto che il Dharma non salti un paio di generazioni, ragazzi.
Ottimo articolo……. non è solo la questione di un singolo partito, ma di una intera classe dirigente che ha smesso di guardare al futuro per inseguire un non partito (che nessuno sa da chi viene realmente governato) e per seguire sparate mediatiche. In compenso stiamo rinnegando noi stessi e come tu dici molto bene la nostra storia, la nostra cultura. Una grande tristezza.