Il cardinale Ruini: “Tra libri e amiche ho avuto le mie tentazioni. Meloni? La conosco e la stimo molto”

cardinale Camillo Ruini intervista

«Tra libri e amiche ho avuto le mie tentazioni. Da conservatore credevo che Prodi fosse come me» è il titolo scelto dal Corriere della sera per la nuova intervista di Aldo Cazzullo al cardinale Camillo Ruini, l’ex presidente della Cei – il “grande vecchio” della Chiesa lo definisce il Corsera – nato a Sassuolo di Modena 93 anni fa, ma reggiano di adozione essendo stato prima presidente del Centro Giovanni XXIII poi negi anni Ottanta vescovo ausiliare della Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla.
Un’altra lunga intervista – dopo quella realizzata dallo stesso Cazzulo per il suo 90esimo compleanno, questa volta in occasione dei 70 anni di sacerdozio di Ruini – nella quale il cardinale torna a esprimersi su temi non solo teologici, ma anche politici ed etici. E personali, a partire dalla scelta di diventare sacerdote («Lo decisi rapidamente, quando frequentavo l’ultimo anno di liceo. Pensavo così di servire Dio, in cui avevo sempre creduto, e di dedicargli tutta la mia vita») al suo lungo periodo da sacerdote a Reggio: «Era bello. Ho un ottimo ricordo dei miei ventinove anni di sacerdozio a Reggio Emilia. Certo, c’era da lottare, ma, direi, nel rispetto reciproco. Erano ormai passati gli anni in cui non pochi sacerdoti furono uccisi».

Le tentazioni.  In questi settant’anni non ha mai dubitato dell’esistenza di Dio, della vita eterna, della resurrezione della carne? chiede Cazzullo. «No, per un dono del Signore. Ho avuto molte tentazioni contro la fede; ma ho sempre resistito», risponde il cardinal Ruini che poi viene invitato a spiegare la differenza tra dubbio e tentazione: «Sono due cose molto diverse. Il dubbio sospende l’assenso. La tentazione è una spinta a non credere, cui si può rispondere: no, io credo, e mi impegno con la mia testa a superare questa tentazione».

A tentare l’uono non è necessariamente Satana, continua Ruini. Le sue, di tentazioni,  «sono venute in particolare dalla lettura dei libri. Dai miei studi. Quanto più uno conosce la teologia, tanto più sa anche quante sono le difficoltà. Ma ora da anziano le tentazioni non ci sono quasi più». Ma non solo dai libri.

Si è mai innamorato?, chiede Cazzullo. «Innamorato propriamente forse no. Ma di sicuro sono stato molto attratto da alcune mie amiche. Con l’aiuto di Dio però non ho mai ceduto a questa attrazione», la risposta di Ruini che poi alla domanda “le è mai mancata una famiglia? Una moglie, dei figli?” risponde: «No. Avevo mia sorella Donata, professoressa di italiano, latino e greco, cui ero legatissimo. E ho avuto sempre persone molto vicine a me. Pierina è con me da 38 anni. Con lei, con Mara la mia segretaria e con altre due persone che mi aiutano, Raffaella e Sergio, siamo molto amici, al di là del rapporto di lavoro. Sono la mia famiglia».

Politica e politici.

È vero che lei era un sacerdote progressista, che celebrò il matrimonio di Prodi? In seguito ha cambiato idea, sul progressismo e su Prodi?, domanda il giornalista del Corriere della sera.
«Non sono mai stato un progressista. Semmai, se vogliamo usare queste categorie, un conservatore. Ero molto amico di Romano Prodi e ho celebrato il suo matrimonio. Nei nostri rapporti c’è stato un equivoco, almeno da parte mia: ritenevo che lui la pensasse come me. A ogni modo per Prodi provo amicizia e stima, che so ricambiate».

All’indomani della fine dell’unità politica dei cattolici, ovvero della Dc, Ruini riconosce di aver
«appoggiato Berlusconi, ma nel senso che non l’ho demonizzato. E ho cercato di collaborare con lui per il bene del Paese. Nella sostanza, terrei anche adesso questa linea. Non potevamo sperare di avere Berlusconi, senza i difetti di Berlusconi. Noi cattolici ci entusiasmammo per Kennedy; ma neppure lui era un modello di vita familiare. Ricordo che, appena ricevuto l’incarico di primo ministro, Berlusconi venne da me, a chiedermi cosa poteva fare per la Chiesa. Ero in imbarazzo. Era il primo a farlo: nessun democristiano era mai venuto. Non mi aspettavo un approccio del genere. E poi, avendoci parlato, credo che sì, Berlusconi fosse credente. Di sicuro aveva avuto una formazione cattolica, ad Arcore aveva una cappella dove faceva dire messa».

Giorgia Meloni? «Insieme al presidente Mattarella, e nella diversità dei rispettivi ruoli, Giorgia Meloni mi sembra l’architrave su cui si regge oggi la politica italiana. Le auguro di proseguire con coraggio, per il bene dell’Italia. La conosco personalmente conosco, e la stimo molto».

Elly Schlein? «Le nostre vedute sono molto distanti, in particolare sui grandi temi etico-politici. Ciò premesso, come personaggio politico mi pare vivace».

Fine vita e omosessuali. «Ho negato il funerale a Piergiorgio Welby perché, con la sua decisione di sospendere le cure, si era posto espressamente in una posizione incompatibile con quella della Chiesa cattolica – racconta Ruini al Corriere – Concedere il funerale significava rinunciare alle nostre posizioni. Però fin dall’inizio ho detto che potevamo e dovevamo pregare per lui, come per ogni altra persona, perché il Signore lo accogliesse nella sua eterna misericordia. Negare il funerale non significa la condanna all’inferno, alla morte eterna».

Dopo aver affermato che oggi in Italia e nel mondo esiste un sentimento anticattolico («Basti vedere nel mondo il numero attuale di martiri, davvero molto grande. In Italia, basti vedere l’ostilità diffusa a insegnamenti irrinunciabili della Chiesa», Ruini definisce insegnamenti irrinunciabili «innanzitutto, l’esistenza di Dio. Una vasta parte non ci crede più. Penso anche ai grandi temi etico-politici, divorzio aborto eutanasia, sui quali c’è un’opposizione radicale. La società va per una strada molto diversa da quella della Chiesa».

Se gli omosessuali desiderano sposarsi, non è forse un riconoscimento della forza vitale del matrimonio? Perché impedirlo? Domanda Cazzuolo: «No. Questo non è un riconoscimento della forza vitale del matrimonio, ma la negazione del concetto stesso di matrimonio. Sul piano personale ciascuno è libero di comportarsi come vuole. Altra cosa sono la forma giuridica e il riconoscimento pubblico del matrimonio omosessuale. Il matrimonio deve essere tra un uomo e una donna. Se si toglie questo, si toglie l’essenza del matrimonio».

 



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