di Alice Varini _ Torino città mistica e ordinaria, dove tutto ha un luogo ma tutto in disordine, luogo di accostamenti benefici e satanici; da anni attira turisti da ogni dove per questo dualismo.
Il museo nazionale del cinema di torino (all’interno della Mole Antoneliana) incarna perfettamente questo bipolarismo raffinato. Dal 17 giugno 2019 al 6 gennaio 2020 il museo ospita una mostra temporanea sulla mimica facciale fino all’uso delle emoji ( #faccemozioni 1500/2020: dalla fisiognomica agli Emoji).
Il museo nasce e cresce come uno dei complessi più all’avanguardia e interattivi d’italia. Prendiamo come esempio le audio guide che sono principalmente aperte a tutti gratuite attraverso una semplice app sullo smartphone. E non meno importante la possibilità di provare lenti, giochi di specchi e effetti ottici; così da toccare con mano i primi passi dell’intrattenimento.
Tra i primi tentativi di effetti speciali, diapositive e teatrini di ombre si apre dinnanzi a noi uno schermo fittizio da cui ne fuoriesce un vero e proprio vagone del famoso treno dei Lumiere. (il primo film al cinema della storia).
Da lì il museo si apre in tutte le direzioni che prese la settima arte dalla sua scoperta ad oggi. Dai film muti che scrissero la storia (es. metropolis) agli effetti speciali e il green sceen (es. blade runner/ avatar).
Dopo la mostra fissa, nella stanza principale, si articola sul livelli la piccola mostra temporanea #faccemozioni. Il “mood” è sempre quello che caratterizza tutto il museo; interazione, tecnologia e originalità. Basti pensare solo a quanto è attuale il tema delle espressioni facciali per capire immediatamente il messaggio dell’esposizione dinnanzi a noi. Partendo dalle maschere , passando per il teatro dell’assurdo, per arrivare al linguaggio dei social dove una faccina in più, può capovolgere il senso del discorso.
La disposizione è pensata apposta per il museo del cinema di Torino, srotola infatti una lunga linea temporale in ascensione verso la cupola, in cui articola gradino per gradino l’evoluzione di uno dei capisaldi delle società odierne.
Così mi rinterrogo sul dualismo preannunciato; all’interno di un tema così radicato e spontaneo: si può ridurre secoli di studi sulla mimica a un emoticon? Davvero saremo sostituiti da avatar digitali che riconoscono ciò che proviamo e la riproducono come robot?
Alle mie domande non trovo risposte solo fino a quando vedo tutto l’insieme della mole ; i cult, gli intoccabili film in bianco e nero, i primi colori, le star, il montaggio, gli effetti speciali e in fine i social. Così, sopra a tutta torino, mi accorgo che la risposta è sempre stata lì, nulla va lasciato indietro, tutto va preso in considerazione, tutto è in movimento; e la chiave di lettura è proprio il dualismo nell’assistere il progresso tecnologico con le conoscenze regresse e viceversa. Per citare una serie cult del cinema: “Uno non può sopravvivere senza l’altro”. Così dall’alto della sua magnificenza trovai questo equilibrio confortevole che si chiama cinema.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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