È tutto pronto in Emilia-Romagna per le elezioni per il rinnovo dei consigli provinciali e, in quattro casi, anche dei rispettivi presidenti in vista dell’election day nazionale fissato per domenica 18 dicembre, giorno in cui andranno al voto ben 72 delle 76 Province italiane.
A Parma, Forlì-Cesena, Ferrara e Ravenna si eleggerà anche il nuovo presidente, mentre in tutte e otto le Province (comprese quindi anche quelle di Piacenza, Reggio, Modena e Rimini) si sceglieranno solamente i componenti del nuovo consiglio provinciale.
Sono eleggibili alla carica di consigliere provinciale i sindaci e i consiglieri comunali dei Comuni facenti parte del territorio di riferimento provinciale. Nelle liste ammesse nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore al 60% del numero totale delle candidature, come prevede la legge di riordino delle Province sul fronte della tutela della parità di genere. Il corpo elettorale provinciale è costituito dai sindaci e dai consiglieri comunali dei Comuni del territorio ed è suddiviso in fasce demografiche: gli eletti e le elette saranno scelti infatti con il sistema del voto ponderato, che assegna un “peso” diverso al voto dei singoli votanti a seconda del numero di abitanti del Comune di cui sono rappresentanti.
Per il presidente dell’Upi (l’Unione delle Province italiane) dell’Emilia-Romagna Gian Domenico Tomei queste elezioni “rappresentano un momento di grande visibilità e rilancio per un ente che ha sofferto tagli al personale e forti ridimensionamenti negli scorsi anni, ma che ora sta vivendo una fase di vera e propria rinascita”.
“Ora è tempo di dare compimento al riordino istituzionale delle Province, che non può più attendere, perché le sfide che ci attendono richiedono assetti di governo locale e nazionale forti e coesi, anche alla luce del fatto che la stessa Costituzione ha assegnato a ciascun ente specificità e caratteristiche proprie, che le rendono complementari l’uno all’altro”.
Il disegno di legge collegato alla manovra 2022, che sarà discusso prossimamente in Consiglio dei ministri, prevede che le Province italiane, superando la legge Delrio del 2014, continuino a essere organi di secondo livello, ritornando tuttavia ad avere giunte con un presidente e alcuni assessori provinciali – che saranno tre o quattro (nelle Province con più di un milione di abitanti) e percepiranno un’indennità pari al 50% di quella prevista per gli assessori del Comune capoluogo. Attualmente le Province hanno competenze sull’edilizia scolastica degli istituti secondari superiori, sulla viabilità secondaria e, di recente, sono state inserite nei meccanismi di gestione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]