Giovedì 13 ottobre la giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Modena Barbara Malvasi, dopo una breve camera di consiglio, ha rinviato a giudizio le due persone indagate per la morte di Laila El Harim, la donna di 40 anni originaria del Marocco che perse la vita il 3 agosto del 2021 in un incidente sul lavoro nel capannone della ditta di packaging Bombonette di Camposanto sul Panaro, nel Modenese.
Il prossimo 17 gennaio andranno a processo Fiano Setti, 86 anni, in qualità di fondatore e legale rappresentante dell’azienda, e il nipote Jacopo Setti, 31 anni, in qualità di delegato alla sicurezza, oltre alla stessa Bombonette srl come soggetto giuridico. L’ipotesi di reato contestata è quella di omicidio colposo in concorso, con l’aggravante di essere stato commesso tramite la violazione delle norme antinfortunistiche. Gli avvocati difensori, che al momento non hanno richiesto riti alternativi per i propri assistiti, avevano chiesto il non luogo a procedere esponendo una serie di argomentazioni, che però la gup non ha giudicato accoglibili.
Secondo la ricostruzione dei fatti la vittima sarebbe deceduta dopo essere rimasta incastrata e schiacciata in una fustellatrice (un macchinario che serve per sagomare diversi tipi di materiali) che la lavoratrice stava controllando mentre la macchina era già nella fase di pre-avviamento, dunque in movimento. Secondo l’accusa la fustellatrice sarebbe stata modificata rispetto al manuale d’uso con l’aggiunta di pareggiatori in gomma (non previsti in originale, e da regolare manualmente in assenza di adeguate protezioni) al posto della protezione statica fissa, allo scopo di ottenere un risparmio sui tempi di lavorazione.
I parenti della vittima, che si erano costituiti parte civile, sono stati tutti risarciti, circostanza che ha portato di conseguenza alla revoca della costituzione.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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