Premetto che la filosofia è stata per me, fin dal suo inizio, una ricerca di vita.
Se volgo lo sguardo alla storia della mia vita, i Maestri sono ciò che ho sempre cercato. Nella mia vita ho sempre cercato delle persone di riferimento che fossero sagge.
Quando ero piccolo la prima Maestra che ho incontrato è stata mia nonna Gjovanute, o Montagna Saggia, chiamata così da un mio successivo e principale Maestro.
Quando eravamo piccoli, durante le vacanze io e i miei fratelli andavamo dalla nonna, mentre i nostri genitori erano al lavoro. Ella ci faceva pregare e la cosa mi annoiava anche se, ricordo, era una sicurezza assistere alla sua fede inscalfibile nel Signore, o in “chel c’al’è parsore” – in colui che sta sopra – come amava chiamarlo lei.
La nonna Gjovanute è stata una Maestra perché nei momenti difficili della mia adolescenza (le liti coi genitori, le delusioni amorose, i numerosi insuccessi scolastici) era un punto fermo, mi ascoltava ed alla fine mi diceva poche parole sintetiche che riassumevano l’esperienza, come un koan, aggiungendovi spesso un proverbio. Questo era sufficiente per sentirmi meno solo e permettermi così di guardare con lucidità l’accaduto, per poi lentamente lasciarlo andare.
Il postulato del suo argomentare era: “Il dolore esiste”. Esprimeva questo raccontandomi le sue storie di vita, che spesso erano dense di sofferenza e mi spiegava anche che “Il dolore ha un’origine”, mostrandomi le cause del dolore; poi mi mostrava anche che “Il dolore ha una fine”.
C’erano alcuni nodi che portava in seno di esperienze del passato, “c’a no si rivin a disgredeà” – che non si riescono a snodare con il pettine – che diceva si sarebbero sciolti “quant ch’i sares lade in vacance”- quando sarebbe andata in vacanza, quando sarebbe morta.
Lo stare con lei, le sue condivisioni delle sue storie di vita, sono stati veri insegnamenti per me. Mi aveva iniziato ad una visione di vita e ad una fede incondizionata nei confronti di “chel c’al’è parsore”.
A ben vedere, mi aveva iniziato alla prime tre Nobili Verità pronunciate dal Buddha circa 2570 anni fa.
Nel bosco di Sarnath a Bodhgaya, in India, egli diede il suo primo insegnamento ai suoi discepoli, conosciuto come “Le quattro nobili Verità”: la prima è che il dolore esiste, la seconda che il dolore ha un principio, la terza che il dolore ha una fine, mentre la quarta verità è l’ottuplice sentiero, la cura.
Mia nonna con le sue condivisioni e racconti mi aveva iniziato alle prime tre. Ovviamente lei era completamente estranea agli insegnamenti buddhisti: il suo “Eroe” era Gesù e ogni tanto mi raccontava qualche parabola, applicandola poi agli atteggiamenti del vivere quotidiano.
Tutt’ora sento la sua voce dentro di me con le sue massime e i suoi modi di dire. Ogni tanto vorrei trovarla e sentire la sua voce e raccontarle delle mie avventure, anche se la sento vivere dentro me.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]