Non si ferma l’indagine “Odysseus” della procura di Piacenza, la clamorosa inchiesta che mercoledì 22 luglio ha portato all’arresto (tra custodia in carcere e arresti domiciliari) di sei militari per reati gravissimi: dallo spaccio all’estorsione, dalla tortura alla ricettazione, passando per arresti illegali, lesioni personali, peculato d’ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, violenza privata aggravata e truffa ai danni dello Stato.
L’indagine, partita da una segnalazione dell’ex comandante del nucleo investigativo Rocco Papaleo alla polizia municipale, ha portato anche al sequestro della caserma Levante di via Caccialupo, che nel 2018 – come si è scoperto in seguito al clamore sollevato dalle risultanze investigative – ricevette anche un encomio solenne: durante la festa dei Carabinieri, infatti, il comandante della legione Emilia-Romagna premiò gli uomini in servizio “per essersi distinti per il ragguardevole impegno operativo e istituzionale e per i risultati conseguiti soprattutto nell’attività di contrasto al fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti”.
Nel frattempo, per facilitare un più regolare ritorno alla normale attività di servizio, il comando generale dei Carabinieri ha disposto il trasferimento dei vertici piacentini dell’Arma: dal 24 luglio hanno lasciato l’incarico il comandante provinciale Stefano Savo, il comandante del reparto operativo Marco Iannucci e il comandante del nucleo investigativo Giuseppe Pischedda, anche se al momento nessuno dei tre risulta indagato né direttamente coinvolto nell’inchiesta.
Nelle pieghe delle oltre 300 pagine dell’ordinanza del gip Luca Milani, in ogni caso, i particolari ancora da chiarire sono tanti: a partire dalla rete di persone informate sui fatti, passando per possibili complicità o silenzi strategici dei colleghi dei militari coinvolti, che saranno ascoltati nelle prossime settimane per fare luce su quanto accadeva nella caserma piacentina. Entro il fine settimana del 25-26 luglio, invece, saranno completati gli interrogatori di garanzia dei sei carabinieri arrestati, attualmente detenuti in isolamento – tranne il maresciallo comandante della stazione, che è agli arresti domiciliari.
A Piacenza, intanto, il comando generale dei Carabinieri di Roma ha attivato una stazione mobile proprio di fronte all’ingresso della caserma Levante (ancora chiusa dai sigilli) con militari di rinforzo a disposizione dei cittadini, per non interrompere il servizio di controllo del territorio in una zona della città che non può rimanere incustodita. Contemporaneamente l’Arma ha nominato come nuovo comandante di compagnia un giovane capitano in arrivo dalla Sicilia, che prenderà il posto dell’ufficiale sospeso dal servizio per il suo coinvolgimento nell’inchiesta.
Altri guai per i militari coinvolti nella vicenda, tuttavia, potrebbero arrivare dalle inchieste parallele aperte dalla Procura militare di Verona, territorialmente competente su Piacenza, che – come riferito dal procuratore Stanislao Saeli – avrebbe già ravvisato “gli estremi per reati militari”, e dalla stessa Arma dei Carabinieri, che ha aperto un’indagine interna per accertare se vi siano stati elementi di criticità nei controlli e nell’organizzazione della realtà territoriale piacentina.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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