Una sala civica con più di 150 persone ha accolto a Guastalla la presentazione di “Libere. Il nostro No ai matrimoni forzati” (Paper First editore). L’incontro con l’autrice guastallese Martina Castigliani si è trasformato in un vero e proprio dibattito, durato quasi tre ore, arricchito da testimonianze dirette e domande dal pubblico. Insieme alla scrittrice erano presenti: il regista Wajahat Abbas Kazmi; la fondatrice della onlus Trama di Terre Tiziana Dal Pra, che per prima vent’anni fa ha iniziato a sollevare il tema delle nozze forzate in Emilia-Romagna e alla cui associazione andranno i diritti d’autrice; la consigliera comunale di Reggio Emilia e attivista Marwa Mahmoud. Presente anche la sindaca di Guastalla e presidente dell’Unione dei comuni Bassa Reggiana Camilla Verona e l’assessora ai Servizi sociali Alessandra Medici.
“La presentazione del libro della nostra concittadina Martina Castigliani – ha detto la prima cittadina del Comune di Guastalla che ha patrocinato l’evento e dato la disponibilità della Sala Civica – è stata un’ottima occasione per parlare di un tema che ci deve vedere tutti coinvolti, quello dei matrimoni forzati e delle implicazioni sociali che tale pratica ha. Il comune di Guastalla e tutti i Comuni dell’Unione Bassa Reggiana da tempo sono al fianco delle ragazze che decidono di sottrarsi a questa pratica violenta e di più vogliono lanciare il messaggio che chi vuole affrancarsi troverà il supporto delle nostre istituzioni e dei servizi sociali. Sarà necessario, ancora di più, lavorare con il modo della scuola, i volontari di associazioni sensibili al tema, il sistema socio- sanitario, la Polizia Locale e tutte le forze dell’ordine affinché le ragazze trovino la forza di denunciare, nella certezza che non verranno lasciate sole”.
In avvio il giornalista-scrittore Tiziano Soresina, che ha moderato l’incontro, ha inquadrato l’iniziativa a poche settimane dall’avvio del processo per l’omicidio di Saman Abbas: “La notevole presenza di pubblico dice chiaramente che questa è qualcosa di più di una presentazione di un libro. Siamo qui per cercare di capire l’enorme problema dei matrimoni combinati e cercare poi, nel nostro quotidiano, di cambiare le cose. Il libro, scritto bene, in modo fluido, va dritto al cuore di chi lo legge. Raccoglie storie che grondano sofferenza e paura, con sullo sfondo il tragico caso della povera Saman Abbas. Molto altruistico il fine perseguito dalle cinque ragazze straniere che si raccontano nel libro: si sono ribellate alle nozze forzate e si mettono in gioco per dare forza ad altre coetanee affinché non cadano in questa trappola”.
Soresina ha posto diverse domande a chi è intervenuto, a partire dall’autrice che ha parlato del percorso di più di quattro anni che ha permesso la nascita del libro. “Questo testo”, ha raccontato Castigliani, “è scritto da sei autrici, cinque di loro non le incontrerete mai. Ma potrete ascoltare le loro voci uniche, voci che troppo spesso sono solo l’oggetto di discorsi fatti da altri. Fatima, Yasmine, Zoya, Khadija e X hanno deciso di condividere i loro percorsi di autodeterminazione e libertà perché tutte le altre possano sapere che è possibile”. Castigliani ha poi mostrato le illustrazioni di Elisabetta Ferrari che arricchiscono l’opera e cercano di trasmettere alle lettrici e ai lettori elementi delle personalità di ragazze che, per motivi di sicurezza, non possono mostrare il proprio volto. Il libro vuole essere un’opera corale e non solo perché raccoglie le voci potenti di cinque giovani donne, ma anche perché è accompagnato dalle testimonianze di chi si batte in prima linea per cambiare le cose. Tra questi appunto Kazmi che, nel corso del dibattito, ha parlato della migrazione pakistana e dei grossi pericoli che si corrono quando le comunità restano isolate: secondo lui “serviranno almeno due generazioni” prima che si possa vedere un cambiamento reale ed è urgente fare prevenzione, a partire dalle scuole. Della necessità che ci siano una maggiore formazione di chi lavora in prima linea e una reazione collettiva ha parlato invece Tiziana Dal Pra.
La fondatrice di Trama di Terre ha anche fatto una riflessione sul ruolo delle madri, spesso “giudicate peggio degli uomini assassini”, ma che per prime sono state “vittime dell’accerchiamento familiare” e riproducono lo schema già vissuto. Infine, Mahmoud ha parlato delle responsabilità della politica che non può permettersi di stare in silenzio. E ha ribadito l’urgenza che venga affrontata una riforma della legge sulla cittadinanza in Italia. Perché mai più ragazze come Saman Abbas, senza documenti, si trovino nella condizione di essere ricattate dai genitori. Il lungo dibattito ha dimostrato il grande bisogno da parte della cittadinanza emiliana di confrontarsi sui matrimoni forzati. Una necessità di cui devono farsi carico le istituzioni e le comunità perché non ci si dimentichi che giovani donne chiedono sostegno alla loro battaglia per la libertà. E non ci si può più permettere di fare finta di niente.
Ultimi commenti
"CEMENTO" MORI...come dicevano i latini....
Sarebbe interessante sapere quanti diritti edificatori ancora non soddisfatti ci portiamo dalle passate giunte.
Come precisato dall'assessore Pasini la responsabilità è della precedente Giunta (di "centrodestra"?)