L’ormai imminente uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea delinea diverse incognite di carattere commerciale anche in provincia di Reggio: dal primo gennaio 2021, infatti, trascorso il periodo transitorio, le quasi 200 imprese reggiane che intrattengono rapporti commerciali con il Regno Unito saranno chiamate a espletare le stesse formalità doganali che si applicano ai paesi terzi.
Nel 2019 l’interscambio commerciale tra la provincia di Reggio e il Regno Unito, come ha evidenziato l’ufficio studi della Camera di commercio emiliana, è stato di 842,6 milioni di euro, con un saldo della bilancia commerciale in attivo di quasi 702 milioni per il territorio reggiano.
Nonostante la flessione registrata nei primi nove mesi del 2020, da attribuire sia all’effetto della Brexit che alle conseguenze negative della pandemia di nuovo coronavirus, quello britannico rimane comunque il quarto mercato di destinazione delle merci “made in Reggio”. Tra gennaio e settembre scorsi la provincia reggiana ha esportato in Gran Bretagna prodotti per quasi 428 milioni di euro, poco più del 6% dell’intero valore degli scambi con l’estero (pari complessivamente a circa 7 miliardi), con un calo del 26,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
A influenzare al ribasso il trend dell’export reggiano è stata sicuramente la flessione (-41,8%) fatta registrare dalle vendite oltre Manica dei prodotti del tessile-abbigliamento: un settore che, con un valore di 128,4 milioni, rappresenta quasi un terzo dell’intero esportato reggiano in Uk.
In discesa anche le vendite del comparto della meccanica, da 148,6 a 96,6 milioni (-35%); andamento analogo per la metallurgia, il cui valore si è attestato a poco più di 31,8 milioni (-21,9%), e per la ceramica (circa 27,5 milioni, -19,9%).
Note positive, invece, per i prodotti alimentari e le bevande, che nei primi nove mesi dell’anno hanno raggiunto quota 87,1 milioni di esportato reggiano nel Regno Unito, con un incremento del 4,1% rispetto allo stesso periodo del 2019. Si rafforza, salendo a 38,5 milioni (+14,2%), anche il comparto elettrico-elettronico, così come è cresciuto l’export di sostanze e prodotti chimici, passato dai 6,9 milioni dei primi tre trimestri dello scorso anno ai 7,3 milioni dell’analogo periodo di quest’anno (+5,2%).
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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