“Saremo pronti anche come squadra di governo”. Lo ha detto la leader di FdI, Giorgia Meloni, dopo aver commentato l’intesa raggiunta dal centrodestra sulla presidenza del Senato e aver spiegato di puntare “a chiudere velocemente” anche su quella della Camera. “Anche qui la situazione è tranquillissima. Mi pare che l’indicazione sia quella di Riccardo Molinari, punto a chiudere anche qui velocemente”.
E’ stato trovato l’accordo per la presidenza delle Camere: i nomi sono quelli del leghista Riccardo Molinari, indicato sullo scranno di Montecitorio e di Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia) in Senato. L’intesa è stata trovata nella serata di mercoledì, dopo che nel tardo pomeriggio dello stesso giorno si erano incontrati Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e lo stesso Ignazio La Russa.
Questa mattina, con l’inizio della legislatura, Ettore Rosato presiede la seduta a Montecitorio, la senatrice Liliana Segre a Palazzo Madama.
E ora Giorgia Meloni si attende un voto compatto della maggioranza al Senato sul nome di Ignazio La Russa, consapevole che altrimenti il centrodestra, inizierà con il piede decisamente sbagliato l’avventura di governo. L’accordo non è ancora stato chiuso, ma si lavora per farlo prima delle 10, quando comincerà la seduta a Palazzo Madama, e dovrà includere anche la presidenza della Camera, destinata probabilmente alla Lega (l’elezione è venerdì), nonché le caselle dei ministeri.
La prima seduta del Parlamento. Giovedì 13 ottobre parte l’iter che porterà al nuovo governo. Il Parlamento, Camera e Senato, si riuniscono per la prima seduta e per eleggere i due presidenti. Alle 10 è in programma la seduta a Montecitorio, poi a partire dalle 10,30 al Senato. In questa prima seduta si proclamano gli eletti e si procede all’elezione dei due presidenti.
Le modalità di elezione sono diverse per i due rami del Parlamento. Al Senato si chiude necessariamente entro il quarto scrutinio: primo e secondo voto sono a maggioranza assoluta dei componenti, terzo voto è a maggioranza assoluta dei senatori presenti, se nessuno raggiunge nemmeno questa maggioranza si procede al ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto nel precedente scrutinio il maggior numero di voti e viene proclamato eletto quello che consegue un voto in più. Alla Camera al primo scrutinio servono i due terzi dei componenti, al secondo e terzo voto il quorum si abbassa a due terzi dei votanti, dal quarto scrutinio basta la maggioranza assoluta dei voti e si procede a oltranza. Dal 1948 ad oggi non si è mai superato il quinto scrutinio.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]
Continuano gli straordinari successi elettorali dell'area riformista liberaldemocratica,che si ostina a schierarsi sempre indissolubilmente nel campo del centrosinistra senza mai beccare nemmeno un consigliere,cosi' come […]