A inizio marzo la Fondazione Palazzo Magnani e il Comune di Reggio, organizzatori del festival Fotografia Europea, che quest’anno prevedeva la Russia come paese ospite, hanno deciso di annullare la mostra “Sentieri nel ghiaccio“ e di cancellare gli eventi correlati dedicati alla cultura russa, alla luce della recente aggressione militare della Russia in Ucraina.
Una scelta che aveva sollevato contestazioni e polemiche, soprattutto sui social, con numerosi commentatori che avevano gridato alla censura accusando gli enti promotori della manifestazione di “doppio standard” rispetto a quanto avvenuto invece in passato con artisti di altre nazionalità provenienti da paesi impegnati in quel momento in guerre e conflitti nel mondo.
L’ondata di critiche ha costretto la Fondazione Palazzo Magnani a intervenire per precisare meglio i contorni della vicenda: “A differenza di quanto comparso nei giorni scorsi sui diversi canali di comunicazione, non sono stati revocati inviti a partecipare al festival ad artisti russi, poiché nessun invito a fotografi russi era stato fatto dai curatori artistici del festival, e di conseguenza non è stato discriminato alcun fotografo russo a causa della sua nazionalità, né è stata censurata alcuna mostra russa indipendente”.
La fondazione ha confermato invece l’annullamento della mostra collettiva “Sentieri nel ghiaccio” all’interno del programma dedicato al paese ospite (la Russia, appunto), “che prevedeva contributi di artisti di nazionalità diverse”: non solo russi come Alexander Gronsky, Olya Ivanova, Dimitry Sirotkin e i fratelli Henkin, ma anche la belga Anaïs Chabeur, il tedesco Anselm Kiefer e lo statunitense naturalizzato italiano John Pepper.
Il programma della mostra, ha ricordato Palazzo Magnani, “è frutto della collaborazione istituzionale (non frutto del lavoro dei nostri curatori indipendenti) pluriennale tra la Fondazione PM, il Comune di Reggio e il Museo statale Ermitage di San Pietroburgo, tutte istituzioni pubbliche, di cui una appartenente direttamente a uno Stato in questo momento aggressore. Il rapporto di collaborazione tra istituzioni è dunque sospeso e la programmazione annullata, almeno fino a quando non si verificheranno nuove condizioni che valuteremo”.
“Oggi, a maggior ragione mentre i civili si trovano sotto i bombardamenti e a fronte di gravi minacce di estensione del conflitto, queste condizioni non sussistono”, ha spiegato Palazzo Magnani: “Rifiutiamo nettamente qualsiasi accusa di censura culturale, tanto è vero che la Fondazione PM ha in progetto iniziative future che coinvolgono la cultura russa, come altre volte fatto in passato. In queste ore siamo in contatto con gli autori previsti nel progetto cancellato per verificare con loro, secondo loro priorità e modalità, se sussistono le condizioni per una presenza all’interno del festival. Speriamo di aver portato chiarezza nella formulazione dei giudizi, che ognuno, istituzioni e persone singole, in libertà e coscienza è tenuto responsabilmente a formulare”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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