Fine vita, un caso di suicidio medicalmente assistito anche in Emilia-Romagna

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La Regione Emilia-Romagna ha risposto a una richiesta di accesso agli atti presentata dall’associazione Luca Coscioni in merito alle istanze di suicidio medicalmente assistito – pregresse e pendenti, approvate e respinte – pervenute alle aziende sanitarie emiliano-romagnole sulla base della sentenza della Corte costituzionale 242 del 2019. Dalla risposta della Regione, è emerso che in Emilia-Romagna sono state presentate tre richieste di suicidio medicalmente assistito, una delle quali risulta “esitata” (cioè portata effettivamente a compimento).

Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, in una conferenza stampa a Bologna ha lanciato un appello affinché – dopo l’approvazione, in Toscana, della legge “Liberi Subito” sul fine vita – anche il consiglio regionale dell’Emilia-Romagna discuta e approvi la proposta di legge dell’associazione.

“C’è poi un’altra richiesta che facciamo al presidente della Regione Michele de Pascale”, ha sottolineato Cappato: “Tra due giorni si terrà la Conferenza Stato-Regioni, che avrà all’ordine del giorno proprio il tema del fine vita. In quell’occasione, anche la Regione Emilia-Romagna potrà chiedere che si approvino in tutte le altre Regioni delle buone regole e procedure che diano alle persone che soffrono tempi di risposta e modalità certi da parte del Servizio sanitario alla richiesta di aiuto alla morte volontaria. Oggi ogni azienda sanitaria fa come gli pare, in assenza di regole chiare e certe. La gestione della sanità è competenza regionale, quindi ogni Regione ha pieno mandato e potere di far sì che tutte le Asl abbiano lo stesso comportamento e seguano le stesse regole e garanzie nel dare risposte ai malati”.

In Emilia-Romagna la proposta di legge di iniziativa popolare “Liberi Subito”, promossa proprio dall’associazione Luca Coscioni, è stata depositata nel luglio del 2023, raccogliendo 7.300 firme (ben più delle cinquemila richieste). Nella scorsa legislatura la giunta Bonaccini aveva evitato il voto sulla proposta di legge, limitandosi a emettere delle linee di indirizzo per le aziende sanitarie locali – tuttora sotto il vaglio del Tar, il tribunale amministrativo regionale. Ai sensi dello statuto regionale dell’Emilia-Romagna, la proposta di legge sul fine vita dovrà tornare in consiglio regionale entro il prossimo luglio.

“Lo scorso consiglio regionale decise di non discutere la proposta di legge e la giunta optò per una ‘determina’ che, pur ripercorrendo le richieste della legge, presenta dei limiti significativi. Una determina è un atto amministrativo che può essere facilmente revocato, a differenza di una legge che garantirebbe maggiore stabilità e certezza del diritto”, ha ricordato Matteo Mainardi, coordinatore della campagna per l’eutanasia legale dell’associazione Luca Coscioni. Che ha riscontrato anche “un’incongruenza tra il numero di persone che si rivolgono alla nostra associazione e il numero di richieste registrate dalla Regione. Dall’approvazione della determina di giunta a oggi, attraverso il Numero Bianco per i diritti nel fine vita (06-9931.3409), in Emilia-Romagna sono state fornite informazioni sulle procedure all’interno delle Asl a 45 persone”.



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