La presidente dell’Assemblea legislativa Emma Petitti è intervenuta, in rappresentanza della Regione Emilia-Romagna, alla cerimonia ufficiale della Festa della Repubblica tenutasi oggi 2 giugno a Bologna. Oltre alla presidente, sono intervenuti il prefetto di Bologna, Attilio Visconti, e il sindaco del capoluogo, Matteo Lepore.
“Celebrare oggi il 76° anniversario della nostra Repubblica -ha esordito la presidente- in un momento così drammatico e difficile per gli equilibri internazionali, è un gesto tutt’altro che retorico. È celebrare quel traguardo politico e civile che ha tracciato, dopo tanto dolore, un nuovo orizzonte di giustizia sociale, di uguaglianza e di dignità umana. Tanto più qui, in questo luogo, per la cui scelta ringrazio il sindaco e il prefetto”.
“Il 2 giugno -ha proseguito- è la festa delle donne e degli uomini che hanno voluto questa Repubblica, è ripercorrere un cammino che nasce dal coraggio di chi, in uno dei momenti più bui della nostra storia, ha resistito e lottato per un’Italia libera e democratica. La Festa della Repubblica unisce la democrazia e la libertà, ricostruisce l’identità e la memoria pubblica della nazione. Una Repubblica che ha sempre guardato alla PACE come unica e indiscussa condizione necessaria per continuare a camminare lungo la strada della giustizia e della democrazia. E lo fa oggi con ancora più forza, quando c’è una guerra che insanguina l’Europa, quando c’è un popolo sotto attacco e serve dare un segno di speranza da consegnare alle future generazioni: facciamo tutto il possibile per fermare il conflitto in Ucraina, lasciamo spazio al dialogo, alle diplomazie, agli accordi internazionali. E lo ripetiamo oggi, qui, in questa piazza, ricordando quando ancora la devastazione della guerra e dell’occupazione nazifascista tenevano in ginocchio il nostro intero Paese”.
“Celebrare la Festa della Repubblica, oggi, -ha scandito- è semplicemente parlare di PACE. La Repubblica italiana è figlia della Resistenza. Di una storia di resilienza e di rinascita. E il referendum del 2 giugno del 1946 rappresenta il momento in cui le italiane e gli italiani curarono una ferita profonda e dolorosa con la volontà collettiva di aprirsi a una trasformazione, di mettere le fondamenta per una solida ricostruzione del Paese, una ricostruzione personale, culturale e politica, animata da un profondo desiderio di unità e coesione sociale. La stagione che portò alla nascita della nostra Costituzione antifascista”.
“E com’è ripartita la comunità in Emilia-Romagna dopo il fascismo -ha evidenziato Emma Petitti- quella stessa tenacia, tramandata dalle partigiane e dai partigiani, fa ancora parte della nostra storia. Il pensiero, in queste ore, va al ricordo di Carlo Smuraglia, presidente onorario dell’ANPI, che ci la lasciati martedì scorso: il 1° agosto avrebbe compiuto 99 anni. Avvocato e parlamentare, è stata una delle figure più limpide nel rappresentare i valori della Resistenza sui quali ancora oggi fondiamo le radici del nostro Paese”.
“Sono passati 10 anni -ha ricordato- dal terribile terremoto che colpì la nostra regione nel 2012, causando dolore, morti, feriti e sfollati. Danni ingenti a abitazioni, imprese, chiese, monumenti, una devastazione che tutti ancora ricordiamo. In questi 10 anni l’Emilia-Romagna è di nuovo ripartita, la ricostruzione è ormai al 95%. Siamo una terra di resistenza e di ripartenza. Una terra dove contano il sacrificio e la perseveranza, ma soprattutto i risultati. E sono certa che accadrà lo stesso nei rapporti con l’Unione Europea, perché l’Emilia-Romagna è una regione capace di importanti rilanci nei momenti difficili, e il PNRR sta diventando il motore per la nostra ripresa economica: una svolta storica per il Paese che nell’agenda ha tra le priorità per i prossimi anni la sostenibilità, i giovani e le donne”.
“Le donne, ecco un tema che mi sta particolarmente a cuore -ha sottolineato la presidente-. Sulla parità di genere non bastano le parole, le gratificazioni, le buone intenzioni: abbiamo invece bisogno di azioni concrete. Lo sono state la legge nazionale sulla parità salariale assieme alla legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere approvata dall’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, che mi onoro di presiedere. Ma il vero risultato ci sarà soltanto quando saremo davanti a un profondo cambiamento culturale della nostra società sulla partecipazione femminile, che, nonostante le tante battaglie per l’emancipazione, stenta ancora a decollare. Nilde Iotti, durante il discorso di insediamento alla Presidenza della Camera dei Deputati, il 20 giugno 1979, prima donna nella storia repubblicana a ricoprire una delle più alte cariche dello Stato, si definì ‘Una di loro’. Una di quei ‘milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso l’emancipazione’. Ecco un esempio da non dimenticare. Una storia da continuare a raccontare alle nostre figlie e ai nostri figli”.
“I primati -ha proseguito- aprono sia le strade che le menti. Parlare di donne significa anche impegnarsi con forza contro la violenza di genere. Perché sono troppe, e la cronaca ce ne parla anche in queste ultime ore, le donne vittime di femminicidio. A pochi passi da qui, negli alloggi universitari, viveva Emma Pezemo, studentessa camerunense uccisa un anno fa dal suo compagno. Ricordarla oggi ci spinge a riflettere, e a dire ‘basta’: mai più violenza sulle donne, uniamoci in questa lotta, denunciamo, facciamo rete. Non giriamoci dall’altra parte”.
“La nostra -ha ribadito- è una Repubblica che si basa sull’uguaglianza. Su una coscienza collettiva radicata nella nostra storia. Sul principio di libertà, libertà personale, di pensiero, di opinione. Quanto è accaduto a Patrick Zaki, studente dell’università di Bologna, detenuto 22 mesi in carcere in Egitto per il suo impegno a favore dei diritti umani e che il 21 giugno comparirà nuovamente in tribunale per il processo, ci ricorda che la libertà di pensiero non va data mai per scontata, ma deve essere custodita. E protetta. Sempre forza Patrick: l’Italia, l’Emilia-Romagna, ti aspettano ancora”.
<<Libertà significa non essere isole, significa essere capaci di stare insieme agli altri, liberandoci dall’orgoglio>>. “Lo ha detto il presidente della Cei “don Matteo” Zuppi. Arcivescovo di Bologna, fresco di nomina. Mi piace -ha affermato Emma Petitti- ricordarlo oggi, qui, con grande affetto mentre gli faccio nuovamente auguri di buon lavoro. Il suo è l’esempio di una vita spesa per gli ultimi, vicino ai più fragili, a fianco di chi soffre. Zuppi ci insegna che per essere liberi dobbiamo andare oltre noi stessi ed entrare nelle relazioni: la solidarietà, l’accoglienza, non sono solo un dovere morale, ma ciò che arricchisce le nostre vite. Di amore. Di appartenenza”.
“I cambiamenti in atto -ha precisato- mai come in questi ultimi anni sono stati veloci, hanno mutato le priorità nell’agenda politica globale e nella sensibilità delle persone, producendo a tratti una prospettiva più incerta, variabile, che ha rischiato di minare quanto edificato fino ad ora. Allo stesso tempo hanno evidenziato come la collaborazione fra le persone, fra istituzioni, tra lo Stato e i suoi territori, la cooperazione tra imprese, possono aiutarci ad uscire dalle situazioni più critiche, più inimmaginabili: i sacrifici dei sanitari, dal personale medico agli infermieri, a tutti gli assistenti, ai volontari durante questi due anni difficilissimi di pandemia restano uno degli esempi più virtuosi di cosa vuol dire ‘non lasciare indietro nessuno’. Grazie di cuore a tutte e tutti, da tutta l’Emilia-Romagna”.
“La nostra risorsa più grande -ha concluso la presidente Petitti- sarà sempre la forza della collettività. Ognuno di noi ha bisogno degli altri. ‘Non ci salva da soli’, mi piace sempre ripetere in pubblico. Se vogliamo guardare lontano, progettare il futuro, non possiamo che farlo insieme. La nostra storia parla di questo, e questa Festa ce lo ricorda. Viva l’Italia, Viva la Repubblica, Viva la Pace tra i popoli”.
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Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]