In Emilia-Romagna è ancora sotto stress il sistema irriguo del Consorzio della bonifica Burana, che attualmente deve fronteggiare il picco delle richieste con una disponibilità di risorsa idrica costantemente in calo e che in alcuni casi è pari a un terzo rispetto alla media degli altri anni. A pesare sullo scenario attuale è soprattutto la grave emergenza che sta interessando la pianura padana, e in particolare il bacino del fiume Po.
La situazione ha reso indispensabile l’attivazione – nell’arco delle 24 ore – di protocolli operativi per intensificare le manovre idrauliche che possano garantire l’acqua alle varie zone con criteri di alternanza, agendo capillarmente sui diversi manufatti in grado di veicolare la risorsa idrica solo dove strettamente necessaria.
Le difficoltà più rilevanti si stanno riscontrando nella fornitura di acqua ai 70.000 ettari di territorio della provincia di Modena e di una parte della Bassa mantovana, che viene prelevata dal fiume Po tramite l’impianto Sabbioncello di Quingentole, in provincia di Mantova: per questo motivo sono stati attivati altri prelievi alla Chiavica Secchia (a Bomporto) e all’impianto Bozzala Secchia (a San Prospero) per circa 0,3 metri cubi al secondo, per soddisfare richieste localizzate in quelle zone.
L’acqua proveniente dal Po viene prelevata al di sotto delle teoriche soglie di funzionamento all’impianto Sabbioncello, dove sono in funzione cinque pompe che riescono a fornire solamente circa 8 metri cubi al secondo rispetto a una potenzialità di 20 metri cubi al secondo: un afflusso che risulta sufficiente solo grazie a una capillare attività di gestione delle manovre idrauliche sui manufatti, e con un grande dispendio di energia elettrica.
Rimanendo sull’asta del fiume Po, ad oggi al polo Pilastresi di Stellata di Bondeno (in provincia di Ferrara) sono in funzione sette pompe degli impianti sussidiari in grado di assicurare circa 21 metri cubi al secondo di risorsa irrigua per far fronte alla richiesta idrica di cui beneficia principalmente il territorio del Consorzio di bonifica pianura di Ferrara (150.000 ettari extra-comprensorio Burana), che non può prelevare dai propri impianti a causa della risalita del cuneo salino.
Gravi criticità sono state riscontrate anche nei comuni modenesi di Nonantola e di Ravarino, che sono serviti da quattro impianti sul fiume Panaro per una portata di circa 0,3 metri cubi al secondo. Questa stessa zona viene inoltre servita anche dagli impianti di risalita dell’acqua proveniente dal Canale Emiliano Romagnolo, che preleva acqua dal fiume Po e che fornisce circa 0,8 metri cubi al secondo nei pressi della paratoia Guazzaloca di Crevalcore, che alimenta i comuni bolognesi.
Dal fiume Panaro a Savignano vengono prelevati circa 0,18 metri cubi di acqua al secondo attraverso la presa del canal Torbido e circa 0,25 metri cubi al secondo dalla presa del Canale San Pietro di Vignola: portate modestissime che hanno reso assolutamente indispensabile la turnazione e la richiesta di deroga al deflusso minimo vitale (Dmv).
Come confermato dall’Autorità di bacino del fiume Po nella riunione della scorsa settimana, dunque, permane uno stato di grave severità idrica, “ma grazie agli sforzi organizzativi della struttura consortile tutti gli impianti pluvirrigui sono attivi fino a quando le portate ne consentiranno il funzionamento, e in attesa delle determinazioni che verranno assunte durante la prossima riunione dell’autorità con tutti i soggetti interessati”, ha spiegato il presidente del Consorzio della bonifica Burana Francesco Vincenzi: “Si ravvisa quindi la necessità di un utilizzo più oculato possibile della risorsa idrica, riducendone al minimo l’impiego e ricordando le raccomandazioni già espresse, come per esempio dare priorità agli impianti di microirrigazione tenendo conto che l’agricoltura ha ancora bisogno di risorsa irrigua almeno per più di un mese”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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