Nella tarda serata di Ferragosto la direzione nazionale del Partito Democratico, riunita a Roma nella sede del Nazareno, ha approvato a larga maggioranza le liste delle candidature in vista delle elezioni politiche del 25 settembre. Sono stati 3 i voti contrari e 5 le astensioni, mentre gli esponenti della corrente Base riformista (una ventina circa) non hanno partecipato al voto.
La riunione, convocata a metà mattina ma poi slittata più volte nel corso della giornata, per poi cominciare solo in tarda serata, si è conclusa ben oltre la mezzanotte: “Avrei voluto ricandidare tutti i parlamentari uscenti, ma è stato impossibile per la riforma del taglio dei parlamentari e anche per esigenza di rinnovamento”, ha detto il segretario del Pd Enrico Letta aprendo i lavori della serata. “Potevo imporre persone “mie” ma non l’ho fatto, perché il partito è comunità”, ha aggiunto, spiegando di aver “chiesto personalmente sacrifici ad alcuni. Mi è pesato tantissimo. Quattro anni fa il metodo di chi faceva le liste era: faccio tutto da solo. Io ho cercato di comporre un equilibrio. Il rispetto dei territori è tra i criteri fondanti delle scelte”.
Lo stesso Letta sarà candidato come capolista alla Camera in Lombardia e in Veneto, mentre tra gli altri nomi spiccano quelli dell’economista Carlo Cottarelli (capolista al Senato a Milano) e del professore e microbiologo Andrea Crisanti, capolista in Europa. In lizza come capilista anche quattro giovani under 35: Rachele Scarpa, Cristina Cerroni, Raffaele La Regina e Marco Sarracino.
Doppio colpo di scena, invece, relativo alla senatrice uscente Monica Cirinnà, che in un primo momento aveva annunciato alla stampa la fine della propria avventura parlamentare, non senza qualche polemica: “Comunicherò la mia non accettazione della candidatura. Mi hanno proposto un collegio elettorale perdente in due sondaggi, sono territori inidonei ai miei temi e con un forte radicamento della destra. Evidentemente per il Pd si può andare in Parlamento senza di me, è una scelta legittima. Resto nel partito, sono una donna di sinistra ma per fortuna ho altri lavori”.
Ma a meno di 24 ore di distanza la stessa Cirinnà, candidata in un collegio ostico come quello di Roma 4, ci ha ripensato, ritornando sui propri passi: “Letta chiacchiera di occhi di tigre. Li tiro fuori ma lo faccio solo per queste persone. Perché il Pd è l’unico a poter fermare Meloni e Salvini. Ci ho pensato tutta la notte. Combattere come gladiatori è l’unico modo per non sfuggire alle mie responsabilità”.
Ultimi commenti
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]
Continuano gli straordinari successi elettorali dell'area riformista liberaldemocratica,che si ostina a schierarsi sempre indissolubilmente nel campo del centrosinistra senza mai beccare nemmeno un consigliere,cosi' come […]