Editoriale. Appetiti democratici

massari

Amico di Delrio e di Vecchi, considerato garante dello status quo in quanto non più freschissimo e non a caccia di ambizioni future, Marco Massari è un medico prossimo alla pensione cresciuto nella federazione giovanile comunista a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, e a quanto si coglie dai suoi primi gesti – il pugno chiuso esibito davanti al Santa Maria Nuova, roba che oggi neanche i ragazzini dei centri sociali – lì è rimasto.
Il Pd reggiano ha litigato negli ultimi sei mesi per arrivare a questo risultato. Per sterilizzare le ambizioni del giovane De Franco, il gruppo di potere che dirige il potere amministrativo locale da vent’anni ad oggi ha individuato in Massari il riservista per risolvere la situazione d’emergenza. Non solo. Stante le fameliche ambizioni di singoli, amici, clan e correntine, i dem locali hanno pensato di gratificare De Franco con un’assicurazione che lo conduca egualmente in futuro verso le posizioni sperate, rinviando al dopo voto la scelta di vicesindaco e assessori, in realtà già in via di contrattazione.

Nemmeno il Pci del 51% arrivò mai, o quasi, a governare Reggio in perfetta solitudine. Perché possedeva una cultura politica e perché anche grazie all’esperienza resistenziale aveva ben compreso che la prima condizione per un sano esercizio della democrazia consiste nel rispetto del pluralismo e delle posizioni altrui.

Il Pd odierno pesa il 30%, in termini assoluti di votanti meno di un terzo dei voti ottenuti nell’ultima stagione del Pci. Sono crollati i votanti, ma sono aumentati gli appetiti. Anche perché “fare politica” nella società contemporanea può essere un ascensore sociale utile ai meno dotati, ma esige qualità e curricula all’altezza, altrimenti può succedere che gli elettori se ne accorgano.

A quanto ci è dato sapere, la baldanza con cui il potere locale cerca di perpetrare se stesso e i propri protagonisti ha completamente ignorato quella parte maggioritaria della città che non è iscritta al Pd. Nemmeno le forze politiche o civiche locali sono state consultate: il ruolo degli alleati è semplicemente dire di sì a scelte dalle quali sono escluse e sperare che dopo il voto, a Massari eletto, venga loro donato qualche strapuntino.
La sola soluzione possibile a tutela di un autentica assunzione di responsabilità per questa città alle prese con problemi non affrontati e irrisolti, soprattutto per motivi di incompetenza e di arroganza, è ritirare con dignità l’appoggio dato per scontato al ticket schleinista (Massari sindaco, De Franco vice) e offrire finalmente un’alternativa riformista ai tanti cittadini reggiani che non vogliono sentirsi obbligati a scegliere tra opposti e ottusi estremismi.




Ci sono 2 commenti

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  1. Paolo

    La prima volta in cui ho votato (csx), Guidetti nel mio collegio era il candidato berlusconiano. Che vada coi suoi.

  2. Campani Gian Pietro

    Inalterata la stima per la persona, che si confida di conoscere cammin facendo, penso che la sua designazione sia giunta nel peggior modo possibile: una designazione frutto di una usurante madiazione delle numerose correnti interne al PD. La estenuante procedura messa in atto nel PD, partito di maggioranza relativa, per arrivare alla proposta del Dott. Massari, ha sottratto tempi vitali al necessario confronto per una, eventuale, coalizione di centrosinistra a Reggio.


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