E’ Pasqua: la pace sia con voi

Don Giuseppe Dossetti -1
Quando sono andato a Gerusalemme, all’inizio del mese, ho trovato una città vuota, senza pellegrini e turisti: chiusa la maggior parte dei negozi del suq, era come se la città avesse perso l’anima. I luoghi santi erano a nostra disposizione: nessuna fila, nessun controllo. Così, abbiamo potuto meditare e pregare in tranquillità. Ma mi è capitato un episodio singolare.
Avevo un po’ di tempo e sono tornato alla Basilica del Santo Sepolcro. Chi non c’è stato,  immagini una cappella di sei metri per quattro: gli architetti di Elena, madre di Costantino imperatore, sbancarono  la collina, isolando il blocco di roccia, nel quale era rinchiuso il sepolcro di Gesù. Tutt’intorno, costruirono  una rotonda, sormontata da una grande cupola, sorretta tuttora dalle antiche colonne. Nei secoli, incendi, distruzioni parziali e rimaneggiamenti hanno fatto sì che la roccia sia ora nascosta da un rivestimento di marmo. Una piccola entrata, però, introduce in una minuscola anticamera, dalla quale si accede alla tomba vera e propria e alla lastra di pietra sulla quale fu deposto il corpo del Salvatore. Fuori, di fronte all’ingresso, ci si può sedere su una panca, dalla quale si scorgono le luci, che illuminano il piccolo vano.
Mi sono seduto, ho aperto il mio vangelo e leggevo la visita di Maria Maddalena al mattino di Pasqua. Mentre leggevo, mi si è accostato un uomo, vestito modestamente, con in mano una tazza di cartone, come quella che usano i mendicanti. Immediatamente, ho pensato che volesse dei soldi e il mio sentimento è stato: “Anche qui! Non si può stare in pace un attimo, che ti vengono subito a scocciare”. Tuttavia l’uomo non mi ha chiesto soldi: mi sorrideva e mi ha chiesto di benedirlo. “Certamente!”, gli ho detto; e dentro di me pensavo: “Basta che tu ti tolga dai piedi”. Tuttavia, la benedizione l’ho impartita in buona e debita forma. Dopo di che, mi ha chiesto se ero italiano e mi ha detto: “Cristo è risorto!”, e se ne è andato. Io sono tornato alla mia lettura, poi mi sono spostato alla cappella della crocifissione e soltanto allora mi è balenato un pensiero: “Mi è accaduto esattamente quello che è capitato alle donne del Vangelo: “Il primo giorno della settimana, al mattino presto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto” (Lc 24,1-6).
L’uomo, che avevo frettolosamente immaginato che fosse uno scocciatore, mi aveva in realtà rinnovato l’annuncio dell’angelo.
Valeva la pena andare a Gerusalemme, per udire nuovamente quelle parole. In mezzo a tanta sofferenza, di fronte a malvagità innominabili, nella terra, che è chiamata santa, ma dove popoli fratelli, discendenti di Abramo, si affrontano e si danno la morte, viene annunciata la risurrezione. La morte non è più l’ultima parola, la speranza si rinnova e, malgrado tutto, ha senso impegnarsi per la pace, per restituire, lì e ovunque, e ad ogni uomo, la sua dignità. Un segno: a Betlemme, abbiamo visitato la “Casa del Bambino Gesù”, dove suore spagnole e argentine, aiutate da volontari anche italiani, fanno da famiglia a una trentina di ragazzi con seri handicap, la maggior parte in carrozzina. Lì, la tristezza della città non è arrivata.
Così,  vi saluto come ci si saluta, nel tempo pasquale, in Grecia, ma anche in Russia e Ucraina: “Cristo è risorto!”. La pace sia con voi.