È morto a 64 anni, stroncato da una malattia che lo affliggeva da tempo, Paolo Rossi. Il “Pablito” nazionale, l’eroe dei mondiali dell’82, il calciatore con un fiuto del gol inimitabile e forse irripetibile di cui tutti sanno della tripletta al Brasile, partita chiave per il Mondiale della Nazionale azzurra condotta dalla pipa di Enzo Bearzot. Paolo Rossi, per tutti poi Pablito, che fino alla partita con i carioca non aveva mai segnato, ed era stato messo in discussione da addetti ai lavori e tifosi, si scatenò e con 6 reti (3 al Brasile, appunto, poi 2 alla Polonia in semifinale e una alla Germania al Bernabeu) fu il capocannoniere in Spagna.
In quello stesso anno magico, in cui Paolo Rossi divenne l’eroe di tutti gli italiani che amano il calcio, di tutti i bambini poi diventati adulti ma che si ricorderanno per sempre dov’erano e come esultavano ai gol di Pablito, l’attaccante azzurro vinse anche il Pallone d’oro. La Fifa lo aveva inserito nella lista dei 100 più grandi giocatori viventi nel 2004, in occasione del centenario della federazione. A dare l’annuncio della sua scomparsa, in un post su Instagram, la moglie, Federica Cappelletti con la quale il campione aveva due figlie. Rossi lascia anche un figlio maschio avuto dalla prima moglie.
Nato a Prato il 23 settembre 1956, Rossi, stroncato a 64 anni da un male incurabile, si fece conoscere al grande pubblico con il Vicenza di Fabbri, si consacro’ nel Perugia del primo sponsor sulle maglie e divenne ‘Pablito’ nell’estate del 1982, due anni dopo il suo passaggio alla Juventus.
Non fu facile per la punta toscana tornare a calcare i campi, dopo aver perso l’Europeo casalingo del 1980 per una squalifica di due anni a causa di una presunta combine di Avellino-Perugia, match in cui peraltro segno’ una doppietta. Rossi torno’ giusto in tempo per togliere il posto al romanista Roberto Pruzzo, che fini’ la stagione da capocannoniere, e per prendere per mano la Nazionale di Enzo Bearzot ai Mondiali di ‘Spagna 1982’.
LA MORTE DI PAOLO ROSSI.
Uno a uno se ne vanno i grandi testimoni, i maestri e i miti, dei nostri anni migliori, anche un po’ troppo precipitosamente.
L’inesorabilità del tempo.
L’inesorabilità dei tempi.— PL Castagnetti (@PLCastagnetti) December 10, 2020
Dopo una prima fase non certo esaltante, Rossi si trasformà come per magia in Pablito, realizzando tre reti al Brasile dei fenomeni Zico e Falcao, due in semifinale alla Polonia di Boniek e uno, il primo, nel match per il titolo al ‘Santiago Bernabeu’ di Madrid con la Germania Ovest di Rummenigge, vinto dagli azzurri per 3-1 sotto gli occhi felici del presidente della Repubblica Sandro Pertini.
Ero solo un bambino, ma ricordo benissimo che in quel #mondiale, tra mille #campioni eri uscito fuori tu: la normalità al #potere.
Grazie Pablito!#PaoloRossi @pdnetwork @Deputatipd @Vivo_Azzurro @juventusfc pic.twitter.com/Gbd2WLWka6
— Andrea Rossi (@andrearossi76) December 10, 2020
Una cavalcata incredibile per un attaccante definito ‘di rapina’ per un fiuto del gol che nel tempo ha avuto pochissimi rivali.
Insieme a Roberto Baggio e Christian Vieri, Rossi detiene ancora il record italiano di marcature in una rassegna iridata a quota 9 gol, ed è stato il primo giocatore (eguagliato dal solo Ronaldo, quello verdeoro) ad aver vinto nello stesso anno il Mondiale, assieme al titolo di capocannoniere, e il Pallone d’oro.
Rossi fa incetta di trofei anche in maglia bianconera, mettendo in bacheca due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Uefa e, dulcis in fundo, la Coppa dei Campioni 1984-1985. Successivamente passò al Milan e al Verona, dove a 31 anni, e dopo una lunga serie di infortuni e problemi alle ginocchia, diede addio alla carriera agonistica.
Rossi occupa la 42esima posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del ventesimo secolo pubblicata dalla rivista World Soccer e nel 2004 è stato inserito nel Fifa 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelé e dalla Fifa in occasione del centenario della federazione. Pablito pero’ non e’ stato solo un grande campione.
Come cantante, ha realizzato nel 1980 un 45 giri dal titolo “Domenica, alle tre” il cui testo tratta il tema del rapporto tra i calciatori e le proprie compagne. Nel 1999 è stato candidato alle elezioni europee per Alleanza Nazionale, nella circoscrizione Nord-Est e nel 2000 alla presidenza della Lega Pallavolo Serie A femminile, senza tuttavia essere eletto. In televisione è stato opinionista sempre misurato e competente per varie emittenti quali Sky Sport, Premium Sport e Rai. Nel 2011 ha partecipato a “Ballando con le stelle” come concorrente. A Vicenza gestiva un’agenzia immobiliare insieme all’ex compagno di squadra Giancarlo Salvi e possedeva inoltre un complesso agrituristico a Bucine. Lascia la moglie Federica Cappelletti, sposata in seconde nozze nel 2010, e tre figli: Sofia Elena, Maria Vittoria e Alessandro. E un vuoto incolmabile in chi l’ha conosciuto o solo visto in tv andare all’assalto del mondo.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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