Venerdì 22 febbraio il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha ricevuto una laurea ad honorem in giurisprudenza dall’Università di Bologna “per il ruolo svolto nella difesa dei principi e dei valori dei trattati dell’Unione Europea”.
“Porsi al di fuori dell’Unione Europea può sì condurre a maggior indipendenza nelle politiche economiche, ma non necessariamente a una maggiore sovranità. Lo stesso argomento vale per l’appartenenza alla moneta unica”, ha sottolineato Draghi durante il suo intervento dal titolo “La sovranità in un mondo globalizzato” nell’aula magna di Santa Lucia.
“La maggior parte dei paesi, da soli, non potrebbero beneficiare della fatturazione delle loro importazioni nella loro valuta nazionale, il che esaspererebbe gli effetti inflazionistici nel caso di svalutazioni”, ha spiegato Draghi: “Sarebbero inoltre più esposti agli spillover monetari dall’esterno che potrebbero condizionare l’autonomia della politica economica nazionale: primi tra tutti gli spillover della politica monetaria della Bce, come negli ultimi anni è peraltro accaduto alla Danimarca, alla Svezia, alla Svizzera e ai paesi dell’Europa centrale e orientale”, ha ricordato ancora il presidente della Bce.
L’Unione Europea, ha aggiunto Draghi, “è la costruzione istituzionale che in molte aree ha permesso agli Stati membri di essere sovrani. È una sovranità condivisa, preferibile a una inesistente. È una sovranità che piace agli europei. Le interconnessioni tecnologiche, finanziarie e commerciali sono così potenti che solo gli Stati più grandi sono indipendenti e sovrani al tempo stesso, e neppure interamente. Per altri Stati nazionali, tra cui i paesi europei, indipendenza e sovranità non coincidono”.
Nel complesso, dunque, secondo Draghi “i cittadini europei apprezzano i benefici dell’integrazione economica che l’Unione Europea ha prodotto e da anni considerano come il suo maggior successo la libera circolazione delle persone, dei beni e dei servizi, cioè il mercato unico”.
Il presidente della Banca Centrale Europea, tuttavia, ha anche sottolineato come sia calata dal 57% del 2007 al 42% odierno la considerazione che i cittadini europei hanno delle istituzioni dell’Unione: “Questo declino è parte di un fenomeno più generale che vede diminuire la fiducia in tutte le istituzioni pubbliche; quella verso i governi e i parlamenti nazionali oggi si attesta appena al 35%”. Tra le sfide future che deve affrontare la Ue, dunque, per Draghi c’è senza dubbio quella di “rispondere alla percezione che manchi di equità tra paesi e classi sociali. Occorre sentire, prima di tutto, poi agire e spiegare”.
Durante la giornata, in vista dell’arrivo di Draghi, era stata istituita intorno all’Università (in pieno centro a Bologna) una “zona rossa” con misure di sicurezza rafforzate per tenere lontane le proteste: una cinquantina di attivisti dei collettivi Hobo e Cua, infatti, dopo essersi radunati in piazza Verdi hanno manifestato in corteo contro la presenza del presidente della Bce con cartelli e slogan, fumogeni e cori, indirizzati anche contro il rettore dell’ateneo Francesco Ubertini.
Il gruppo, controllato a vista dalla Digos, ha sfilato dietro allo striscione “Tagli austerity: ma quale onore? Contestiamo Draghi l’affamatore”. Il corteo, in ogni caso, si è concluso senza incidenti con l’affissione di una riproduzione di una finta laurea sul muro del rettorato.
In mattinata anche alcuni attivisti di Link Bologna – Studenti Indipendenti, travestiti come i protagonisti della serie tv “La casa di carta”, avevano protestato e distribuito volantini in centro contro l’arrivo in città di Draghi.
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Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!