Venerdì 15 gennaio il Tar dell’Emilia-Romagna ha accolto il ricorso presentato da 21 genitori di studenti e studentesse delle scuole superiori e ha decretato la sospensione dell’efficacia dell’ordinanza regionale dell’8 gennaio scorso, con la quale il presidente della Regione Stefano Bonaccini per motivi di sicurezza sanitaria aveva rinviato al 25 gennaio il ritorno alle lezioni in classe (al 50%) negli istituti di istruzione secondaria di secondo grado emiliano-romagnoli.
Secondo il tribunale amministrativo regionale l’ordinanza avrebbe compresso “in maniera eccessiva”, “immotivatamente” e “ingiustificatamente” il diritto degli adolescenti “a frequentare di persona la scuola quale luogo di istruzione e apprendimento culturale nonché di socializzazione, formazione e sviluppo della personalità”.
I giudici amministrativi, nel motivare la decisione, hanno fatto riferimento ai decreti del governo e e alle ordinanze del Ministero della salute, che in un primo momento – in particolare con il decreto legge del 5 gennaio – avevano indicato nell’11 gennaio la data per il ritorno alla didattica in presenza (al 50%) nelle scuole superiori. La Regione Emilia-Romagna, secondo il Tar, sarebbe dunque intervenuta con misure più restrittive rispetto a quelle introdotte dalla normativa di rango primario a livello nazionale “senza che quest’ultima prevedesse espressamente deroghe”.
Alla luce del pronunciamento del Tar regionale, dunque, da lunedì 18 gennaio le scuole superiori dell’Emilia-Romagna riprenderanno a svolgere le lezioni in presenza con il 50% degli studenti in classe (mentre per l’altro 50% resterà la formula della didattica a distanza): ad annunciarlo è stato lo stesso presidente Bonaccini durante una conferenza stampa con gli assessori regionali alla scuola Paola Salomoni e ai trasporti Andrea Corsini.
“Le sentenze si rispettano, siamo abituati così, pertanto lunedì siamo pronti a partire”, ha spiegato Bonaccini: “Non ci sono problemi a farlo in così poco tempo, a dimostrazione che la nostra decisione era motivata dall’andamento epidemiologico e non da difficoltà organizzative, che non esistono nemmeno ora. Avevamo lavorato per tempo, assieme a Comuni e Province, Ufficio scolastico regionale, sindacati, aziende di trasporto pubblico locale e prefetture per mettere a punto un piano regionale condiviso, basato sul potenziamento dei trasporti (oltre 550 bus aggiuntivi: 350 già in strada da settembre più altri 200 adesso, per un investimento della Regione di oltre 23 milioni) e orari d’ingresso scaglionati lì dove serva, d’intesa con le scuole e le comunità locali. Quel piano c’era e c’è, quindi non abbiamo nulla da improvvisare”.
Bonaccini ha anche riunito i sindaci della regione per valutare il pronunciamento del Tar: “Ho raccolto da loro le stesse mie preoccupazioni, ma allo stesso modo condividiamo l’idea che le sentenze si rispettano e quindi tutti noi, loro compresi, lavoriamo perché da lunedì 18 possano riprendere le lezioni in presenza alle superiori. In tutta onestà non prevedevo che il Tar avrebbe annullato un provvedimento di carattere prettamente sanitario, assunto cioè per salvare la vita delle persone, soprattutto di fronte al peggioramento sia del quadro nazionale che di quello regionale”.
Il presidente della Regione ha inoltre sottolineato la necessità, per alunni e genitori, di avere chiarezza: “Perché se abbiamo regioni che in zona gialla hanno addirittura chiuso le elementari e altre in zona arancione che sono chiamate a ripartire in presenza con le superiori, in forza di sentenze dei tribunali amministrativi, una diversa dall’altra, credo che i cittadini facciano fatica a capire. Questo è un problema che avevo segnalato al governo, perché ritengo incomprensibile come si possa affidare a singole ordinanze regionali e ad altrettante singole sentenze dei Tar regionali la soluzione della questione scuola, così cruciale per il Paese. Noi ci siamo assunti la nostra responsabilità, adesso tocca al governo. Le Regioni che rischiano addirittura di entrare in zona rossa devono adottare provvedimenti restrittivi o riaprire?”.
La giunta regionale ha espresso infine l’assoluta condivisione per la preoccupazione di famiglie e studenti: “Comprendiamo benissimo le loro ragioni e l’ultima cosa che vogliamo in questo momento così drammatico è che la scuola diventi un campo di battaglia e di scontro. Per primi ci siamo battuti per la riapertura delle scuole al termine del lockdown e l’Emilia-Romagna fu la Regione che definì per prima le linee guida, poi adottate dal governo per farle ripartire in sicurezza in tutto il Paese. Riportare ragazze e ragazzi in aula è un obiettivo comune, di tutti noi, e per questo continueremo a batterci fino all’ultimo”.
Ultimi commenti
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]
Continuano gli straordinari successi elettorali dell'area riformista liberaldemocratica,che si ostina a schierarsi sempre indissolubilmente nel campo del centrosinistra senza mai beccare nemmeno un consigliere,cosi' come […]