Alla Alubel di Bagnolo in Piano, in provincia di Reggio, dopo le 80 ore di sciopero che hanno convinto la proprietà a sedersi a un tavolo di trattativa con il sindacato e le Rsu è stato raggiunto un accordo della durata di tre anni. La vertenza era nata per protestare per chiedere il rispetto delle norme di salute nei luoghi di lavoro, dopo che il titolare dell’azienda aveva permesso a un camion con il motore acceso di entrare in officina, incurante delle possibili conseguenze sulla salute dei lavoratori.
Per quell’episodio i rappresentanti della sicurezza dei lavoratori avevano chiesto chiarimenti, ma la risposta dell’Alubel era stata quella di far uscire tutti i lavoratori nel piazzale antistante, annunciando poi che quei 90 minuti “non sarebbero stati retribuiti”.
Una risposta che la Fiom-Cgil reggiana aveva ritenuto “sbagliata e non conforme alle normative di legge” in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, e che per i lavoratori dell’Alubel era suonata come una provocazione messa in atto per ostentare il proprio potere. Da qui la decisione di scioperare, proseguendo la protesta anche nelle giornate successive.
Ma la vicenda non è finita lì: l’azienda, infatti, a quel punto ha minacciato la possibilità di considerare lo sciopero come “assenza ingiustificata”, scatenando ulteriori proteste e convincendo il sindacato a ventilare l’ipotesi di querelare l’azienda per attività anti-sindacale se davvero avesse proceduto nella direzione annunciata.
Il braccio di ferro tra i lavoratori in sciopero e in presidio permanente davanti ai cancelli dell’azienda e l’azienda stessa, che non sembrava dare alcun segnale di apertura o cedimento, si è protratto per alcuni giorni, finché la direzione aziendale attraverso un comunicato si è detta disponibile a riaprire il tavolo di confronto per il rinnovo del contratto aziendale, scaduto ormai da tre anni e sospeso dall’azienda lo scorso gennaio.
“Noi non avevamo mai chiuso le porte all’azienda”, ha sottolineato Ciro D’Alessio, che per la Fiom-Cgil di Reggio ha seguito la vertenza e negoziato l’accordo finale: “I lavoratori stavano aspettando un segnale concreto dall’Alubel, perché per noi lo sciopero non è mai fine a se stesso”.
Dopo diversi giorni di negoziato il tavolo di confronto ha prodotto un accordo che accoglie tutte le richieste dei lavoratori: i 90 minuti passati dai dipendenti sul piazzale, ad esempio, saranno retribuiti, “a dimostrazione – ha spiegato D’Alessio – del fatto che i lavoratori avevano ragione e bene hanno fatto a scioperare”.
L’accordo finale è un vero e proprio contratto aziendale di tre anni, con un premio di risultato di 1.500 euro, di cui 750 euro erogati in anticipo già nel 2019 e negli anni seguenti. “Siamo molto soddisfatti”, hanno commentato le Rsu aziendali, precisando che “se l’azienda avesse accolto le nostre richieste a gennaio si sarebbe evitato questo lungo braccio di ferro”.
L’ipotesi di accordo prevede inoltre la corresponsione di 750 euro lordi erogati come una tantum che, come fa notare la Fiom-Cgil reggiana, “per coincidenza rappresentano all’incirca l’importo perso in busta dai lavoratori per lo sciopero. I lavoratori dell’Alubel sono francesi, indiani e provengono da un po’ tutte le parti d’Italia: hanno tenuto la schiena dritta, sono stati uniti, hanno risposto con grande determinazione e senza paura all’arroganza di chi li voleva supini; hanno ottenuto il rispetto che volevano e conquistato il contratto che non avevano da tempo, per questo meritano il nostro plauso”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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