“Accelerare sul progetto della diga di Vetto. L’affidamento del progetto di fattibilità dovrà essere fatto con gara pubblica sulla base di un quadro esigenziale, sulla base del quale dimensionare la diga, privo di condizionamenti politici e di vario genere, ma che tenga unicamente conto delle necessità che la diga soddisfi usi plurimi, cioè irriguo, civile, idroelettrico, deflusso minimo vitale per torrenti e fiumi. Il progetto della diga deve essere realizzato tenendo conto delle esigenze obiettive da soddisfare, fornendo una risposta tecnica e non politica”.
Lo sostiene Azione Reggio Emilia che, in una nota, ritorna a sottolineare ancora una volta il grave problema della siccità che affligge il nord Italia e in particolare l’Emilia. “Per far fronte a questa emergenza occorre intraprendere azioni rapide e incisive per evitare che si debba arrivare al punto di razionare l’acqua anche nelle abitazioni civili – sostengono i calendiani reggiani – Infatti, la pioggia di questi giorni non è stata assolutamente sufficiente a colmare il deficit idrico che ormai da diverso tempo affligge il territorio emiliano che ha comportato un abbassamento preoccupante delle falde acquifere. Non si tratta di un periodo siccitoso, ma di una tendenza alla siccità”.
La mancanza d’acqua nei torrenti, nei fiumi e nei canali, soprattutto nei mesi estivi, compromette anche la flora e la fauna che vive attorno a questi corsi d’acqua e crea problemi anche di carattere igienico. La circolazione dell’acqua nei canali, come il canale d’Enza e altri canali che attraversano i centri abitati e periferie, costituisce un generatore di ricarica di falda oltre al mantenimento dell’eco sistema che deve essere garantito tutto l’anno.
In questo quadro Azione Reggio Emilia ritiene che occorra dunque accelerare per il progetto della diga di Vetto, pur con la consepevolezza che “un’opera di questo genere non inserita nelle procedure acceleratorie del PNRR, avrà tempi lunghissimi sia di progettazione che di realizzazione, ma, proprio per questo, occorre comunque agire con un piano di opere minori di – relativamente – più rapida attuazione per cercare di colmare, anche se solo in piccola parte, il deficit idrico nell’attesa della messa in funzione della diga”.
Azione dunque ritiene che occorra riportare l’attenzione su progetti che sono stati previsti dallo studio fatto dall’Autorità di Bacino che riprendeva le varie azioni inserite nel Piano di gestione delle Acque secondo la direttiva europea 2000/60/CE.
Il progetto prevede la realizzazione di sbarramenti (“traverse”) e la creazione di invasi lungo il fiume Enza nelle zone a valle della traversa di Cerezzola, localizzati, da uno studio fatto dalla bonifica Emilia Centrale, in corrispondenza delle prese a fiume che servono i consorzi irrigui di Pozzoferrato e Piazza e il consorzio Vernazza.
Tali traverse potrebbero essere realizzate una a valle del ponte di San Polo e una a valle del ponte di Montecchio dove si collega la provincia di Reggio a Parma. Con un piccolo sbarramento con procedure adottate come la traversa di Cerezzola, cioè traverse gonfiabili che possono essere alzate nel periodo estivo e abbassate nel periodo invernale per lasciare scorrere l’acqua.
Queste traverse potrebbero essere realizzate in tempi ragionevoli e costi relativamente contenuti e consentirebbero di ottenere il risultato di piccoli invasi che servirebbero sia per le irrigazioni dei territori sottesi sia di Reggio che di Parma, ma anche mantenere l’acqua nel torrente a beneficio sia della flora della fauna e incrementare la ricarica di falda.
Inoltre in corrispondenza delle arginature del torrente Enza si potrebbero realizzare ciclabili e percorsi naturalistici di apprezzabile significato a beneficio dei comuni rivieraschi. Insomma, qualcosa di molto importante si potrebbe già incominciare a fare da subito.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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